“Cooperazione non significa capitolazione e compassione non significa debolezza. Le situazioni che producono rifugiati non devono trasformarsi in crisi se lavoriamo insieme per gestirle. Ognuno può fare la sua parte e io invito tutti a farlo.” Sono parole che si leggono su un articolo del Corriere della Sera firmato proprio dall’alto commissario Onu per i Rifugiati, Filippo Grandi.
Di fronte ad un periodo come questo che si sta vivendo, le decisioni da prendere sono tante e piene di responsabilità. Tra i conflitti, enormi spaccature a livello geopolitico e un numero sempre più persone in fuga, “è necessario un cambiamento di mentalità, da quella in cui i confini e i beni di una singola nazione sono quasi l’unica cosa che conta, a quella in cui vediamo i vantaggi reciproci dell’azione collettiva e della condivisione delle responsabilità”.
Dal 13 al 15 dicembre si terrà a Ginevra il secondo Forum globale sui rifugiati. Sono attesi più di 4200 delegati e delegate provenienti da oltre 100 Paesi. “Una serie di partecipanti – Stati, settore privato e fondazioni, istituzioni finanziarie internazionali, agenzie dell’Onu, organizzazioni umanitarie e di sviluppo di tutte le dimensioni, città e autorità locali, Ong, organizzazioni guidate dai rifugiati, gruppi religiosi e altri – prenderanno impegni, daranno contributi concreti e trasformativi, e faranno il punto sui progressi compiuti dall’ultimo forum sui rifugiati del 2019.”
“Oggi, quasi il 75% dei rifugiati si trova in Paesi limitrofi al loro, principalmente Stati a basso e medio reddito. Questi Paesi fanno quello che possono, spesso con risorse limitate, ma meritano un sostegno internazionale molto maggiore in termini di assistenza finanziaria, materiale o tecnica; posti per il reinsediamento e altri percorsi di ammissione in Paesi terzi; misure per prevenire i conflitti e costruire la pace; e altre iniziative come politiche e pratiche per promuovere l’inclusione e la protezione dei rifugiati”, dice Grandi.
Qual è l’idea? “Ci impegneremo, come sempre, per creare le condizioni affinché i rifugiati possano tornare alle loro case in sicurezza e dignità, cercando modalità innovative e fattive per sostenerli e proteggerli in circostanze spesso difficili e imperfette” dice Grandi.
Nell’articolo si legge l’intento dell’incontro: “Lo facciamo perché i rifugiati possano usare le loro competenze e conoscenze per contribuire alle società che li accolgono e perché i loro bambini possano andare a scuola. Ma anche perché oggi i rifugiati, conseguenza di violenza e sconvolgimenti, rischiano costantemente di essere dimenticati, e ci rifiutiamo di permettere che ciò accada”.