(Adnkronos) – Il preannunciato vertice del centrodestra che avrebbe dovuto sciogliere i nodi sul tavolo e sbloccare le trattative sulle presidenze delle Camere e sulla composizione del nuovo governo, alla fine non va in scena. A Villa Grande, residenza romana di Silvio Berlusconi nel pomeriggio fa il suo ingresso solo la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, accompagnata da Ignazio La Russa. Non si presenta il leader della Lega Matteo Salvini, che ha riunito il consiglio federale del Carroccio a Montecitorio. E ha avuto un faccia a faccia con Meloni nel corso della giornata. Una girandola di incontri che però, alla vigilia dell’insediamento delle Camere e delle votazioni per eleggere i presidenti dei due rami del Parlamento, non è servita a sbrogliare la matassa.
Eppure la mattinata nel centrodestra si era aperta all’insegna della fiducia, con Meloni che, interpellata sull’incontro a tre con Salvini e Berlusconi, dichiarava ai cronisti: “Ci vedremo più tardi, sono ottimista. Mi pare che le cose vadano bene, lavoriamo, saremo pronti. Penso che non possiamo perdere tempo, la situazione dell’Italia non è facile”. Un ottimismo rafforzato dalle parole del senatore di Fdi Giovanbattista Fazzolari, fedelissimo di Meloni, che ha assicurato: “Un accordo c’è. Non ci sono problemi”. Dichiarazioni ‘corrette’ poi qualche ora dopo da La Russa: “Accordo raggiunto sulle presidenze di Camera e Senato? Fazzolari voleva dire che c’è la capacità di trovare una sintesi”.
L’intesa di massima prevedeva l’approdo di La Russa al Senato – uno dei paletti fissati da Meloni – e del leghista Riccardo Molinari sullo scranno più alto della Camera del deputati. Ma poi qualcosa si inceppa. E a giudicare dalle parole del deputato Andrea Crippa, la Lega sembra voler alzare il ‘prezzo’: “Come presidente del Senato il nome di Roberto Calderoli mi sembra autorevole. Piantedosi al Viminale? Matteo Salvini è il punto di partenza, poi vedremo come vanno le trattative”. Al netto della tattica, La Russa resta in pole per Palazzo Madama, con la presidenza di Montecitorio alla Lega.
Lo stallo riguarda soprattutto la definizione delle caselle di governo. Lo stesso Salvini, nel corso del federale, avrebbe parlato di tensioni tra Meloni e Berlusconi. Al termine della riunione il Carroccio dirama una nota, dove vengono indicate le priorità per la Lega. Il segretario – si legge nel comunicato – ha spiegato che se verrà chiesto alla Lega di occuparsi di “temi fondamentali” come economia, sicurezza, opere pubbliche e autonomia “sappiamo come farlo e con chi farlo”. Per Salvini “sarà un onore”.
L’economia resta uno snodo cruciale: tutto sembra andare nella direzione di Giancarlo Giorgetti al Mef. Lo stesso vice di Salvini non chiude la porta: “E’ lunga, manca ancora una settimana per fare il governo”, risponde ai cronisti il titolare uscente del Mise. Calano invece le chance di vedere la senatrice di Forza Italia e fedelissima di Berlusconi, Licia Ronzulli, nella futura squadra di governo. Raccontano che la stessa famiglia del Cav, a cominciare dalla primogenita Marina, non avrebbe gradito l’attivismo di Ronzulli e il pressing di Marta Fascina a suo favore. Se mai riuscirà ad entrare, sarà per un ministero senza portafoglio. E se il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani appare sempre più ‘lanciato’ verso il ministero degli Esteri, le altre due richieste ‘pesanti’ di Berlusconi (Sviluppo economico e Giustizia) starebbero incontrando una decisa resistenza da parte di Meloni e di Fratelli d’Italia. Ad ogni modo si continua a trattare. Tra papabili azzurri sempre Anna Maria Bernini e Alessandro Cattaneo.
In serata è sempre Salvini a vestire i panni del mediatore: il segretario di Via Bellerio viene descritto “in contatto costante con gli alleati”: “C’è crescente ottimismo”, assicura la Lega. “Nessun veto e nessuna impuntatura: è confermata la determinazione per trovare un accordo complessivo e all’altezza delle sfide che attendono l’Italia”, fa sapere ancora il Carroccio. Anche Meloni viene descritta da fonti di Fdi come “tranquilla e ottimista” in vista del voto sulla presidenza delle Camere. La mattinata di giovedì potrebbe essere la volta buona per un vertice a tre del centrodestra, sempre che la notte porti consiglio.