Insomma, in piena linea con la giornata, per l’Epifania il contestato e deludente ‘Conte bis’ potrebbe trovare il carbone nella calzetta ad opera di ‘due befane’. Per carità, nessuna offesa per le due capaci ministre renziane (l’accostamento è allegorico, folcloristico, non estetico) che, come promesso di Renzi, sarebbero pronte a dare le loro dimissioni aprendo di fatto la crisi.
Parliamoci chiaro il terrore, legittimo, dell’attuale maggioranza, ma forse esteso un po’ a tutti i rappresentanti partitici del Paese, è per ovvi motivi dettato dall’evidente incapacità politica di affrontare i temi più urgenti e gravi, a vantaggio invece dei cosiddetti ‘tecnici’, specializzati in determinate situazioni. Insomma, come dire, quella che si prospetta è comunque una sconfitta generale dell’attuale classe politica.
Al momento però, come ha spiegato alle agenzia di stampa un ministro M5s – che ha preferito restare anonimo – ”E’ tutto fermo, come se ne uscirà non è ancora chiaro a nessuno, Conte compreso…“.
Una frase sibillina che altro non fa che confermare l’impasse generale che sembrare dettare i tempi di questa politica. Al momento infatti, sebbene sembri ancora tenere l’eventualità di un ‘Conte ter’, la paura continua a gelare gli schienali di poltrone eccellenti e, come ha rivelato un sottosegretario del Pd, “Quando la macchina del rimpasto si mette in moto si sa come inizia e non si sa mai dove si va a finire. Nessuno può dirsi saldamente in sella”.
Un ripasso che, stando al ‘toto-nomi’ che gira, certo non brilla per prestigio. Voci di corridoio ipotizzano un valzer di poltrone che, se veritiero, invoglierebbe seriamente la corsa alle urne il prima possibile. Il ‘gioco’ indicherebbe Rosato (autore del disastroso Rosatellum), alla Difesa, Guerini agli Interni o, per eventuale ‘magnanimità’ di Conte, delegato ai Servizi. Difficilmente qualcuno potrebbe aspirare alla Farnesina, visto che – al di la dei pessimi risultati – Di Maio ci ha trovato gusto, così come all’Economia (Gualtieri), che gode anche della buona luce del Quirinale. Altri ministri in ‘bilico’ potrebbero essere quelli della Catalfo, della Pisano e della De Micheli. Stessa sorte per Spadafora. Stranamente, nonostante la pessima gestione, al momento vige il silenzio sia sulla Azzolina che su Buonafede, quest’ultimo al ‘calduccio’ sotto le ali di Conte e Di Maio. Insomma, il rischio, fortissimo, è che si cambi per non cambiare nulla, continuando a doverci subire la stessa ‘accolita’ ma attraverso atri volti.
Ma il tempo vola, la pandemia non si arresta, i vaccini debbono accelerare e, cosa non da poco, di qui a qualche mese, dovremo giocarci il ‘jolly della vita’, allocare cioè con sapienza e responsabilità il tesoretto del Recovery, l’ultima fermata prima del disastro totale. Dunque è logico pensare che, per ‘buonsenso’, si valutino attentamente tutte le vie possibili e pratiche per rimetterci in carreggiata quanto prima. Le elezioni sarebbero ora un ostacolo e basta, piuttosto, a farla da padrone è l’ipotesi di un governo istituzionale o, come dire, un ‘governo di responsabilità’.
Ma qui, come spiegato, si compirebbe il tragico ‘karakiri’ della politica, optando per un governo tecnico. In questo caso le alternative ci sono e tutte valide. Dall’ex presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia o, sempre dalla Consulta, Mario Rosario Morelli (ex capo della Corte Costituzionale).
Infine, ancora una volta ‘Lui’, quel Mario Draghi, ex presidente della Bce, e capace manager economico, stimato dal’Europa intera.
Dunque la scommessa vera è: l’attuale generazione politica riuscirà a sopravvivere a se stessa?
Max