GOVERNO: LETTA INCASSA NUOVA FIDUCIA, NEL PD RESTA TENSIONE

    “Oggi vi chiedo un nuovo atto di fiducia al governo che ho l’onore di presiedere. Il voto che vi sto chiedendo non e’ solo sul no alla mozione di sfiducia verso Alfano”. Enrico Letta ci ha messo la faccia. Stamattina in Senato ha legato la sorte di Angelino Alfano, la cui estraneita’ alla vicenda Shalabayeva per il premier e’ “inoppugnabile”, alla sopravvivenza stessa del governo. E il presidente del Consiglio ha incassato una nuova fiducia. Eppure la vicenda kazaka lascia cicatrici pesanti nel partito del premier, nel Pd. Un rapporto che si e’ sfilacciato nelle ultime settimane. La direzione della prossima settimana, dedicata la rapporto tra Pd e governo, dovrebbe servire a ricucire. Almeno nelle intenzioni del segretario Guglielmo Epifani. Non a caso e’ stata chiesta la presenza di Letta alla riunione, e il premier non manchera’. Il Pd esce dall’affaire Ablyazov provato. Oggi l’imbarazzo era esplicito nella dichiarazione di voto in aula al Senato del capogruppo Luigi Zanda. Una dura reprimenda su Alfano, compreso l’invito ad ’alleggerirsi’ di qualcuna delle varie cariche che ricopre, che pure si e’ chiusa con l’’assoluzione’ del ministro. E tranne tre astenuti (Laura Puppato, Walter Tocci e Lucrezia Ricchiuti), il Pd vota compatto contro la sfiducia. Renziani compresi. E Letta, da parte sua, garantisce a chi gli ha rinnovato fiducia la determinazione a portare avanti gli impegni assunti. Impegni che, nella situazione data, non si possono onorare tutti nell’immedaito. “Chi vuole logorare il governo li chiama rinvii. Io li chiamo serieta’”, e’ la stoccata di Letta. Anche a Matteo Renzi. Enrico Letta si schiera con Angelino Alfano nell’aula di palazzo Madama chiamata al voto sulla mozione di sfiducia di Sel e 5 Stelle nei confronti del segretario del Pdl. Dalla relazione del Capo della Polizia, dice il premier in aula, emergono “fatti che lasciano allibiti e che sono intollerabili” ma emerge altresi’ “in modo inoppugnabile il mancato coinvolgimento del governo e l’estraneita’ del ministro Alfano”. E c’e’ l’impegno del governo a “evitare nuove inammissibili pressioni da parte di qualsiasi diplomatico straniero. E’ inaudito il comportamento l’ambasciatore del Kazakhstan. Il ministro Bonino esprimera’ il doppio sconcerto italiano”. Finisce con 226 si’, 55 no e 13 astensioni. Ma la maggioranza non si esprime solo sul caso Alfano. Letta ha chiesto infatti un nuovo atto di fiducia verso l’esecutivo. E spiega cosi’ la sua determinazione ad andare avanti: “Rispetto alla conduzione del governo non vorrei si creasse confusione. La buona educazione non va confusa con la debolezza quando attorno e’ tutto urla e isulti. Gli italiani abbiano fiducia nella mia risolutezza e determinazione nel portare a compimento il compito affidatomi dal Capo dello Stato. Non ho intenzione di deludervi e non vi deludero”. Basta, scandisce quindi il presidente del Consiglio, “con lo stato di precarieta’ permanente. E’ qualcosa che non mi appartiene come il tic costante del complotto e del mito del nemico brutto, sporco e cattivo nascosto dietro gli avversari politici”. “Il discorso del presidente Enrico Letta e’ stato convincente e di alto profilo, ha ottenuto un apprezzamento forte al Senato”, e’ il commento del segretario del Pd, Epifani. “Ora -aggiunge- il governo deve andare avanti, impegnarsi per affrontare i problemi del Paese e, garantendo la massima trasparenza, ridare credibilita’ a tutta la catena dei nostri servizi di sicurezza, anche per evitare che si possano ripetere fatti gravissimi come quelli che sono accaduti. E’ necessario inoltre continuare a seguire con attenzione e presenza le vicende personali della signora Shalabayeva e di sua figlia”. Insomma, il Pd lascia intendere il caso Shalabayeva resta comunque un vulnus e che occorre ridare “credibilita’” ai servizi di sicurezza. Il malumore dem si riassume nell’intervento di Zamda che spiega: “Non sono venute meno le ragioni per cui abbiamo concorso alla formazione del governo presieduto dal vice segretario del nostro partito. E conseguentemente respingeremo la mozione avanzata da due partiti di opposizione. Ma sulla vicenda esprimiamo un giudizio molto severo”. Rivolto ad Alfano, Zanda dice che “c’e’ anche una responsabilita’ politica” e quindi l’affondo: “Dirigenti importanti della Polizia di Stato sono stati indotti o hanno deciso di lasciare i loro incarichi in relazione allo svolgimento dei fatti della vicenda kazaka. Lasciare il proprio incarico in determinate circostanze rientra tra i doveri dei servitori dello Stato. Nel momento in cui, nonostante molto sia ancora poco chiaro, respingiamo la mozione di sfiducia nei confronti del ministro Alfano, dobbiamo anche ricordare che servitori dello Stato debbono esserlo non solo i funzionari pubblici, ma anche i ministri della Repubblica”. Le parole di Zanda non sono piaciute al Pdl. Neanche a Silvio Berlusconi. Mentre ascoltava il capogruppo Pd, in aula al Senato, piu’ volte il Cavaliere ha storto il naso al punto da scrivere su di un foglietto di carta, mostrato ad alcuni senatori del Pdl, la frase: “Non cambieranno mai”. Tuttavia, il leader del Pdl ha ribadito la lealta’ al governo Letta. Parlando con alcuni senatori, il Cavaliere ha spiegato che ha ragione il Colle, non c’e’ alternativa alle larghe intese, bisogna essere compatti, altrimenti non si risolvono i gravi problemi di cui soffre l’Italia. Al leader azzurro e’ piaciuto molto l’intervento di Letta, perche’ e’ stato un intervento responsabile. Quanto alle opposizioni, durissimi gli interventi di Sel e 5 Stelle. Verso il Pd, innanzitutto. Attacca Loredana De Petris di Sel: il Pd “non votera’ la mozione non perche’ creda alla versione di Alfano ma perche’ gli e’ stato ordinato, proprio come accadde ai deputati del Pdl che accettarono la barzelletta di Ruby nipote di Mubarak. Il Pd preferisce difendere una maggioranza e un governo, anziche’ la verita’”. Mentre Nicola Morra del 5 Stelle ironizza: “Ringrazio il senatore Berlusconi che ci onora della sua presenza e ci fa capire chi sia a reggere questa maggioranza, insieme al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Finalmente si appalesa la verita’ agli occhi degli italiani”. L’accenno al capo dello Stato ha fatto intervenire il presidente del Senato, Pietro Grasso, che ha redarguito il capogruppo 5 Stelle sostenendo che, in aula, non si potrebbe chiamare in causa il presidente della Repubblica.