GOVERNO E SINDACATI FIRMANO L’ACCORDO: VIA DAL LAVORO 3 ANNI E 7 MESI PRIMA, E LA 14ESIMA PER LE PENSIONI PIÙ BASSE. POLETTI: ‘UN VERBALE CHE SINTETIZZA UN LAVORO IMPORTANTE’

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    “Un verbale che sintetizza un lavoro importante” così il ministro del Lavoro Giulio Poletti, al termine della firma che sancisce il verbale di accordo sulle modifiche al regime pensionistico da introdurre nella legge di stabilità. Il verbale, oltre che da Poletti, è stato firmato da diversi esponenti del governo e dei sindacati: il sottosegretario alla presidenza, Tommaso Nannicini e i leader Cgil Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. L’accordo suggerisce quella che viene definita la ‘road map’ che permetterà all’esecutivo la possibilità di introdurre la possibilità diandare in pensione di vecchiaia con 3 anni e 7 mesi di anticipo attraverso il prestito pensionistico (Ape), oltre ad altre novità, come l’erogazione della 14esima alle pensioni basse; l’aumento della no tax area e, cosa da non poco, a prevedere i ricongiungimenti contributivi pro quota gratuiti, ed a includere i lavoratori precoci e quelli usuranti in questo nuovo progetto pensato per l’anticipo pensionistico. Un documento, precisa Poletti, che “fotografa le condivisioni ma anche le diversità espresse nel corso del confronto”. Ora ci sarà molto da lavorare, intorno a questioni chiave, come l’individuazione delle categorie dei beneficiari dell’ape agevolata, il prestito ’gratuito’ previsto per alcune categorie di lavoratori disagiati, e quella dei lavoratori precoci a cui poter consentire di andare in pensione con 41 anni di contribuzione. Precisando che l’obiettivo conclusivo sarà la legge di stabilità, Nannicini promette: “Da domani comunque riprendiamo il lavoro”. In termini di risorse, il governo ha messo in bilancio un pacchetto complessivo in tre anni di 6 mld di cui 1,5 mld nel 2017 che dunque aumenterà progressivamente negli anni all’aumentare delle platee dei beneficiari. Ma a quanto sembra, ‘risolto’ il nodo della legge di stabilità, governo e sindacati torneranno nuovamente a confrontarsi per quella che hanno definito la Fase 2: la riforma del sistema di calcolo contributivo, per renderlo più equo e flessibile e dare una risposta soprattutto ai giovani con redditi bassi e discontinui e lo sviluppo della previdenza integrativa. Piccoli passi ma giganti in prospettiva. Vista anche la situazione attuale…

    M.