Google, si cambia. Arriva il nuovo core update, con un processo che si snoderà nell’arco della prima metà di luglio. Per gli operatori del settore, dai siti più grandi a quelli più piccoli, si tratta di una nuova ‘metamorfosi’ che richiederà aggiustamenti e pone standard sempre più elevati. Al centro c’è sempre l’utente, fulcro del sistema basato sulle ricerche.
Cosa cambia in ottica Seo con il nuovo passaggio e con il nuovo aggiornamento algoritmico? “L’obiettivo dichiarato di Google è quello di migliorare costantemente i risultati mostrati ai propri utenti, intercettando al meglio il loro intento di ricerca. E’ quindi fisiologico che periodicamente intervenga con degli aggiornamenti per raggiungere il suo scopo. Gli update in realtà sono stati più di uno e non era mai capitato fossero così frequenti nell’arco di così breve tempo”, spiega Gianluca Capiraso, Seo Manager di Keyformat. “C’è stato un primo Core Update di Giugno, seguito da un secondo nel mese di luglio. Nell’intermezzo anche il cosiddetto spam update e l’avvio del page experience update che, tra tutti, dovrebbe essere il più importante. Alcuni settori sembrano essere maggiormente interessati da quest’ultimo aggiornamento, come ad esempio siti di streaming, musica e videogames. Ma, trattandosi di update comunque molto recenti, è ancora presto per stabilire con precisione chi abbia perso traffico e chi, invece, l’abbia guadagnato. Relativamente al “page experience update”, atteso con ansia dagli addetti ai lavori, è stato lo stesso Google ad affermare che per vedere i risultati di quest’aggiornamento ci vorranno almeno un paio di mesi”, osserva.
Le novità più rilevanti “possono essere riassunte così: qualità, credibilità e prestazioni. Quei siti che pubblicano contenuti originali, interessanti e qualificati su un determinato argomento, difficilmente saranno puniti. Soprattutto se capaci di offrire anche una positiva esperienza di navigazione all’utente. Anzi, questo genere di siti sono destinati a veder crescere il loro traffico, proprio a discapito di quelle realtà poco credibili che Google invece intende punire. Parliamo di quei portali poco credibili, con una limitata autorevolezza, magari verticali su un determinato argomento, che pubblicano contenuti di scarso o dubbio valore. Negli anni, magari, hanno cavalcato l’onda della SEO, producendo contenuti altamente ottimizzati per i motori di ricerca, capaci di veicolare migliaia o milioni di utenti verso quel determinato sito”.
Adesso, bisogna modificare parzialmente la strategia. “Ai soggetti editoriali che stanno chiedendo consiglio a Keyformat diciamo che bisogna fare i conti con il ‘parere’ dei quality raters di Google che potrebbero penalizzare questo tipo di siti proprio per la loro scarsa autorevolezza/affidabilità. Un po’ com’era successo qualche anno fa ai tempi del ‘medical update’. Qualità, autorevolezza, dunque, ma anche performances. Almeno nelle intenzioni, Google vuole far in modo che l’esperienza di navigazione da parte dell’utente sia la migliore possibile. Con un’utenza ormai largamente in prevalenza da dispositivi mobile, è indispensabile che a metà del 2021 i siti risultino veloci, performanti, facilmente fruibili, a prescindere dal tipo di smartphone utilizzato”, evidenzia Capiraso. “Per questa ragione da circa un anno si parla con insistenza di “core web vitals”, dei nuovi parametri annunciati a maggio 2020 che sono a tutti gli effetti dei fattori posizionamento. In altre parole, l’esperienza dell’utente nelle pagine e l’interazione che ha con i vari elementi in pagina diventano degli aspetti fondamentali per l’algoritmo di Google per valutare se un sito merita visibilità o meno”, spiega ancora.
L’attenzione alla Seo rimane un elemento imprescindibile. “Gli scossoni registrati nelle Serp nelle ultime settimane hanno riguardato molti siti e, ovviamente, anche quelli d’informazione. Per le testate più autorevoli è probabile che le variazioni siano state minime, potendo contare su fattori quali autorevolezza, riconoscibilità e storicità del brand/dominio. Per altre realtà, invece, che magari non rientrano tra i più importanti gruppi editoriali, i cambiamenti in termini di posizionamento (e, quindi, di visibilità) potrebbero essere stati più consistenti. Ovviamente non c’è una regola che vale per tutti o per l’intero settore. Le situazioni andrebbero valutate da caso a caso: secondo i primi dati, sembrerebbe infatti che Google abbia premiato siti come quello di Rainews e punito altri come quello di National Geographic”, dice Capiraso.
Utenti e visualizzazioni sono l’obiettivo di tutti i siti, grandi e piccoli. “Per anni Google ha invitato editori e publisher a concentrarsi sulla qualità del contenuto. Chiunque operi nel settore a certi livelli sa ormai da un decennio che alcune pratiche vanno assolutamente evitate, come ad esempio copiare i contenuti, riportare brevissime notizie (magari di altri), tradurre letteralmente da altre lingue o pubblicare testi fuorvianti (fake news, clickbait, etc.). Regole ancora oggi validissime che, però, potrebbero non essere più sufficienti per assicurarsi la giusta visibilità tra i risultati del motore di ricerca”, evidenzia Capiraso.
“Con un mondo in continua evoluzione, dal punto di vista della tecnologia, della fruizione dei contenuti, dei devices utilizzati, etc., anche Google cambia e si adatta alle nuove tendenze. La qualità dei contenuti continuerà ad essere fondamentale, ma dovrà essere accompagnata da buone performances del sito/delle pagine su cui viene pubblicato”, dice sottolineando l’importanza dell’efficienza tecnica. “Potremmo produrre anche il miglior contenuto del mondo per quel determinato argomento ma, se in termini di velocità e usabilità il sito su cui viene pubblicato verrà ritenuto insufficiente, la visibilità ed il numero di lettori potrebbero essere molto limitati rispetto alle reali potenzialità”.