Sabato 29 si vota in South Carolina, quarto Stato americano dopo Iowa, New Hampshire e Nevada, chiamato alle urne per scegliere il candidato democratico che sfiderà Donald Trump alle elezioni presidenziali del prossimo novembre.
In testa ai sondaggi è dato il settantasettenne Joe Biden, ex vicepresidente di Barack Obama, che in South Carolina gode dell’appoggio della numerosa comunità afroamericana. Secondo i polls di RealClearPolitics Biden ha il sostegno del 34.3% degli elettori. I sondaggi di NBC News/Marist Poll prevedono la vittoria di Biden, ma con solo il 27% delle preferenze. Per il proseguimento delle primarie di Biden il successo in South Carolina è vitale e potrebbe non bastare. Deve stravincere per recuperare terreno su Bernie Sanders.
Sanders, senatore del Vermont, dopo l’exploit in Nevada è il nuovo front runner del partito. Continua e a salire nei sondaggi e a fare bene nei dibattiti televisivi. Il suo unico ostacolo alla candidatura ha un nome: il partito democratico, che considera le sue proposte troppo radicali per vincere contro Trump. Difficile riesca a sbancare anche il South Carolina. I sondaggi di RealClearPolitics dicono che prenderà il 20% delle preferenze, quattordici punti percentuali in meno di Biden. Secondo NBC News/Marist Poll invece Sanders sta velocemente rosicchiando il vantaggio di Biden e potrebbe ottenere il 23% dei voti. Solo il 4% in meno dell’ex vicepresidente. Un risultato che rafforzerebbe la sua candidatura in vista del Super martedì della prossima settimana, dove voteranno ben 14 Stati. In un solo giorno saranno assegnati più della metà dei delegati da portare alla convention nazionale del partito democratico di luglio, atto finale di queste primarie, dove finalmente si scoprirà chi sfiderà il tycoon.
Il terzo candidato che, secondo RealClearPolitics, conquisterà più voti in South Carolina è, a sorpresa, Tom Steyer, dato al 14% delle preferenze.
Steyer è un imprenditore di successo, unico candidato rimasto a non essere un politico di professione. In South Carolina ha messo mano al portafoglio e ha investito tanto nella campagna pubblicitaria televisiva. Stando alle statistiche, la scelta sembra essere vincente. La sua corsa alla nomination ha però vita breve. Non ha ancora conquistato un delegato negli Stati precedenti e le aspettative di vittoria finale sono bassissime. Forse è previsto un ritiro già dopo il Super Tuesday.
Nonostante gli ultimi dibattiti in cui è apparsa in gran forma, Elizabeth Warren, senatrice del Massachusetts, non sfonda nei sondaggi. È ferma all’8% delle preferenze e sotto al gradino più basso del podio. Preparazione e tenacia non sembrano bastare; la sua luce è offuscata dal compagno progressista Sanders.
I sondaggi prevedono un sabato amaro per il trentottenne Pete Buttigieg, ex sindaco di South Bend e candidato più giovane in campo. Secondo NBC News/Marist Poll prenderà il 9% dei voti, per RealClearPolitcs meno del 7%. Sarebbe una sconfitta messa preventivamente in conto. Buttigieg non suscita grande fascino tra la minoranza afroamericana, necessaria per vincere in South Carolina. Ma anche a livello nazionale. Buttigieg dovrà correre ai ripari se vuole continuare ad essere l’outsider di queste primarie.
Amy Klobuchar, senatrice del Minnesota, oscilla nei sondaggi tra il 3 e il 5% dei voti. Troppo poco per impensierire i “big” del partito. Ma nelle ultime uscite ci ha abituato a rimonte repentine e risultanti sorprendenti. Chissà…
Mario Bonito