GLI AGENTI INFORMATICI SCOVANO NELL’OSCURITÀ DEL WEB LA ‘BIBBIA’ DEI MANIACI PEDOFILI: ARRESTI E DENUNCE

Come fosse una sorta di inesplorato fondale oceanico, parallelo al quotidiano che viviamo sopra il mare, il ‘deep web’ rappresenta la parte più oscura della rete, una zona franca e complicatissima da raggiungere dove risiede il peggio che l’aberrante inclinazione folle e criminale dell’animo umano possa mai concepire. Qui accade di tutto e, soprattutto, l’inimmaginabile (dalla vendita di armi a quella degli esseri umani), in questa oscura bolgia infernale trova la sua ragione d’essere. Lo sanno bene i generosi ed attenti esperti informatici delle forze dell’ordine che (sperimentando codici e forzando numerosi e complicati accessi), quotidianamente lavorano ‘all’esplorazione’ di questa dimensione parallela. E stamane, dopo lunghissime e complesse indagini estese su tutto il territorio nazionale, coordinate dalla Procura di Salerno, gli agenti informatici hanno brillantemente portato a termine un’operazione volta alla pedo pornografia. Il bilancio parla di 33 persone denunciate per detenzione di materiale pedopornografico, di arresti in flagranza per detenzione di ingente quantità di materiale pedopornografico e, tra l’altro, spiccano anche due indagati e un arresto per produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope, oltre poi al sequestro di centinaia di supporti informatici contenenti migliaia di file pedopornografici. E’ il bilancio delle attività eseguite su tutto il territorio nazionale nell’ambito dell’indagine coordinata dalla procura di Salerno, che ha impegnato circa 200 ufficiali di pg della polizia postale, a loro volta coordinati dal Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online del servizio polizia delle comunicazioni di Roma. La Polizia postale ha portato alla luce un accurato archivio composto da materiale pedopornografico, ribattezzato ’La Bibbia’. Si parla di files e video per lo più ritraenti donne (nella maggior parte dei casi adolescenti), nude o in pose provocanti. Il materiale choc era stato catalogato “minuziosamente”, ogni cartella infatti aveva un titolo per “agevolare la consultazione”. Addirittura, grazie anche alla consultazione ed allo studio dei profili social, la gran parte dei soggetti indicati, erano ‘accompagnati’ da quanti più elementi utili per risalire all’identificazione della persona ritratta, come nome e cognome e, in alcuni casi, anche di riferimenti telefonici e indirizzo, quando anche informazioni private. La ‘gang’ individuata, era composta da almeno 50 individui “che nel tempo avevano costituito, divulgato e implementato le cartelle informatiche. Mediante chat private, erano solite scambiare materiale pedopornografico, al fine di arricchire l’archivio attualmente giunto alla versione 5.0”. Inquietante, tra i maniaci del web, anche il ruolo di un tecnico di un centro di assistenza che, consultato da ignari clienti per riparare i supporti telematici, ne aveva approfittato per estrapolare immagini da telefoni e computer in riparazione. Come ha riferito Corrado Lembo, procuratore di Salerno, “le condotte illecite contestate agli indagati non possono semplicemente essere ricondotte alla sola creazione del più grande archivio pedopornografico e pornografico sul territorio nazionale. Infatti – aggiunge ancora il procuratore – l’obiettivo ulteriore degli indagati consisteva nel rendere possibile, attraverso l’identificazione, ogni forma di molestia e di gogna mediatica”. Nello specifico, le perquisizioni ordinate dalla procura di Salerno hanno riguardato 14 Regioni come la Campania, il Lazio, il Piemonte, la Lombardia, l’Emilia Romagna, la Puglia, la Sicilia, la Calabria, le Marche, l’Abruzzo, la Toscana, la Liguria, il Trentino Alto Adige, ed il Veneto.
M.