’’Gli avvocati, le grandi lobby che impediscono che il Paese diventi normale”. Getta benzina sul fuoco delle polemiche, che gia’ oppongono da giorni il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri agli avvocati, l’affondo del guardasigilli che arriva questa mattina nel corso di un convegno di Confindustria. Una presa di posizione che suscita reazioni dall’intero mondo dell’avvocatura, in particolare degli avvocati napoletani, gia’ protagonisti di una contestazione durante la visita del ministro di sabato scorso, e che gia’ in quell’occasione avevano stigmatizzato una frase, registrata in fuori onda dai microfoni di una tv, in cui il ministro diceva che li avrebbe incontrati per ’levarseli dai piedi’. E tutto accade alla vigilia dell’incontro, gia’ previsto, che il ministro avra’ domani con i rappresentanti degli avvocati. Il ministro non usa mezzi termini, e denuncia le difficolta’ a portare avanti le riforme in materia di giustizia: ’’Non c’e’ un sentimento comune, o meglio c’e’ solo a parole’’ e ’’quando vai a toccare un singolo caso scatta un meccanismo di lobby e di campanilismi’’. Cancellieri si riferisce in particolare alla revisione della geografia giudiziaria, che prevede il taglio di oltre 1000 uffici, e per la quale da piu’ parti si chiede il rinvio. ’’Siamo in piena battaglia – lamenta il guardasigilli – questa riforma che e’ fatta con molta serieta’ non va bene perche’ quando fai qualcosa c’e’ sempre qualcuno che ti dice che potevi fare fare meglio, se qualcosa non va bene la correggeremo ma non dobbiamo arretrare”. Ma il richiamo e’ anche alla reintroduzione dell’obbligatorieta’ della mediazione civile, prevista dal decreto ’del fare’. Torna anche, il ministro, sulle proteste degli avvocati napoletani, che bolla come ’una gazzarra’ messa in atto ’’interrompendo il corso della riunione e il procuratore generale’’. E il presidente dell’Ordine degli avvovati di Napoli, Francesco Caia, annuncia ’’reazioni ferme e decise’, non escludendo, dopo un confronto con i responsabili nazionali del Cnf e dell’Oua, la richiesta di dimissioni del ministro. Per Caia le dichiarazioni di oggi del ministro ’’peggiorano la situazione’’. ’’Da uomo che pensa che la giurisdizione sia patrimonio dei cittadini non mi aspettavo le affermazioni di sabato ne’ quelle di oggi – spiega all’Adnkronos – domani decideremo con i responsabili dell’avvocatura nazionale quali iniziative prendere’’. L’avvocato, sottolinea Caia, ’’dovrebbe essere considerato il tutore dei diritti dei cittadini non come uno che si debba ’levare dai piedi’, che e’ espressione che appartiene a uno Stato illiberale e non a uno Stato di diritto’’. Caia ricorda l’incontro, gia’ programmato, che domani il Consiglio nazionale forense e l’Organismo unitario dell’avvocatura, insieme con 26 rappresentanti distrettuali, avranno con il ministro. Un’occasione per ’’decidere il da farsi. Abbiamo segnalato quanto accaduto ai presidenti di Cnf e Oua. La vicenda non riguarda gli avvocati napoletani ma l’avvocatura nel suo complesso. Si tratta della tutela dei diritti in questo Paese – conclude – una cosa che dovrebbe preoccupare tutti quelli che pensano che la democrazia vada tutelata nei fatti e non difesa a parole’’. L’Associazione nazionale avvocati italiani invita il ministro Cancellieri ad aprire un confronto costruttivo con l’Avvocatura, e annuncia l’adesione all’astensione proclamata dall’Organismo unitario dell’Avvocatura dall’8 al 16 luglio. ’’Determinazione e dialogo cortese ed educato con l’avvocatura non possono non ispirare le sue iniziative per la riforma della giustizia – dichiara il presidente Anai Maurizio De Tilla – L’avvocatura ha buone ragioni e non e’ una lobby al contrario di altre realta’, come quei poteri forti della nostra economia, che muovono certe scelte discutibili in tema di giustizia’’.
Per l’Associazione nazionale forense ’’le parole pronunciate dal ministro Cancellieri all’indirizzo degli avvocati sono inaccettabili. Stia certa il ministro che gli avvocati italiani a ’togliersi dai piedi’ non ci pensano minimamente, ma anzi continueranno a far valere con sempre maggiore convinzione le ragioni della categoria, che in larghissima misura coincidono con quelle dei cittadini e del loro diritto a una giustizia equa e accessibile’’. ’’La frase sprezzante pronunciata dal ministro e’ la fotografia di una rappresentazione dell’avvocatura che una certa politica ha contribuito a creare – denuncia il segretario generale dell’Anf, Ester Perifano – specie nel corso degli ultimi anni, ovvero di una casta del nostro Paese che protesta esclusivamente a proprio uso e consumo. E’ con tutta evidenza una rappresentazione di comodo, il facile bersaglio di una politica che non sa, o non vuole, un confronto costruttivo e cerca di smantellare le garanzie che il sistema giudiziario offre al cittadino per far valere i propri diritti’’. ’’Ci auguriamo che il ministro Cancellieri voglia dichiarare il proprio rincrescimento per le sue frasi alquanto infelici – conclude il segretario Anf – e dimostri d’ora in poi maggiore serenita’ nell’esercizio della sua funzione’’. In campo scende anche l’Unione delle Camere penali. ’’Nel panorama forense i penalisti sono stati gli unici che sul tema della geografia giudiziaria, da subito, hanno preso una posizione costruttiva e non preconcetta chiedendo soltanto che gli ottusi ’tagli lineari’ fossero sostituiti con criteri di maggiore aderenza alle effettive realta’ locali; che hanno apprezzato lo sforzo, sebbene insufficiente, del ministro di porre finalmente un argine, attraverso la rimodulazione delle misure alternative alla detenzione, al sovraffollamento carcerario; che hanno assunto, in questi mesi, posizioni responsabili e mai di retroguardia’’. Per questo l’Ucpi ’’si sente piu’ che legittimata, oggi, a respingere con forza i giudizi errati e ingenerosi che il ministro Cancellieri ha riservato agli avvocati, etichettati tout court come una potente lobby conservatrice se non, come nell’imbarazzante fuori onda a margine del convegno di Napoli, alla stregua di fastidiosi questuanti’’. Un giudizio ’’non solo profondamente ingiusto ma anche paradossale dal momento che nel campo della giustizia l’unica lobby che il Paese ha imparato a conoscere e’ la magistratura, la quale ancora in questi mesi sta ponendo il veto proprio sui temi della riforma costituzionale, paralizzando il Governo e le forze politiche’’. Il ministro, concluono i penalisti, ’’deve porre rimedio a questo sgradevole episodio che, altrimenti, si risolve in una critica indiscriminata ed inaccettabile alla stessa funzione dell’avvocatura, in ogni sua forma ed in contrasto con il ruolo, alla stessa pacificamente riconosciuto, di interlocutore serio ed affidabile sui temi di politica giudiziaria’’.