Una posizione “non c’è ancora”. Sulla riforma del processo penale, ‘bandiera’ grillina del precedente governo, il M5S mostra le difficoltà di una fase di profondo travaglio interno. Oggi la riforma Cartabia potrebbe planare in Cdm: il condizionale è d’obbligo, perché sul suo arrivo in Consiglio dei ministri si registrano voci contrastanti. E se via Arenula sembra propendere, assieme a Palazzo Chigi, per un’accelerazione, c’è chi tra i ministri prova a frenare: “I tempi non sono ancora maturi”, il leitmotiv che rimbalza soprattutto nelle file grilline ma non solo. Perché anche in altre forze di maggioranza si teme l’incidente in Cdm, con i 5 Stelle pronti a salire sulle barricate boicottando il voto, sul quale la Guardasigilli vorrebbe invece una forte convergenza.
E mentre c’è chi assicura che il Movimento “non vuole cedere” sulla prescrizione, fonti beninformate raccontano all’Adnkronos di un M5S in evidenti difficoltà, dove si moltiplicano contatti e incontri per definire la linea. Che, al momento, non è ancora chiara. I punti più controversi restano la reintroduzione della prescrizione, prevista da Cartabia, seppur con un timing definito e inderogabile per i diversi gradi di giudizio: due anni in appello e uno in Cassazione. E dalla quale i 5 Stelle vorrebbero quanto meno escludere alcune fattispecie di reato. Ma ci sarebbero altri punti, come sul ruolo dei pm, su cui resterebbero delle profonde distanze. Oltretutto, in casa 5 Stelle si respira nervosismo per l’accelerazione impressa alla riforma: “è sotto la luce del sole il momento che stiamo vivendo, eppure la riforma del processo penale arriva in Cdm, suona quanto meno indelicato”, dice un ‘big’ del Movimento trincerandosi dietro l’anominato.
La revisione del processo penale dovrebbe comunque arrivare nel Consiglio, ‘fuorisacco’. A meno che i 5 Stelle non riescano ad arginarne l’arrivo, prendendo tempo.