Il caso di Giulia Cecchettin in queste ore è entrato in tante scuole e università d’Italia. «Guerriere, ribelli, ma mai vittime», hanno gridato ad esempio le ragazze della Sapienza.
Una manifestazione composta da tante giovani, come Giulia, presenti in piazzale Aldo Moro a Roma, con sbaffi di rossetto sulle gote e sciarpe viola.
“Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce!» hanno detto tra i viali della loro università.
«Siamo stanche e arrabbiate, perché 105 donne ammazzate sono intollerabili, perché la cultura del patriarcato e dello stupro devono finire – ha detto Miriana Salis, studentessa di gender studies – Ci appelliamo a Schlein e Meloni affinché questi diventino temi prioritari della politica».
E ancora: «Vogliamo laurearci da vive» hanno detto le giovani, affiancate anche da alcuni coetanei. «Era un bravo ragazzo, dicono dell’assassino – ha detto Viky Angelini di Non una di meno – siete tutti parte del problema, perché se non reagisci, se fai una battuta sessista, se non fermi i tuoi amici che fischiano una ragazza, allora mi uccidi».