Il Tribunale di Genova dà ragione al diplomatico Mario Vattani e dispone la rimozione della petizione aperta su change.org per chiedere la revoca della sua nomina ad ambasciatore italiano a Singapore. A promuovere la petizione era stato il direttore di Next, Lorenzo Tosa, che il giudice ha condannato anche al pagamento delle spese processuali (oltre 7mila euro), stabilendo che dovrà corrispondere a Vattani 250 euro al giorno “per ogni violazione o inosservanza successiva dell’ordine impartito o per ogni ritardo nell’esecuzione del presente provvedimento che si protragga oltre i cinque giorni dalla comunicazione della presente ordinanza”.
La nomina di Vattani era stata anche al centro di un’interrogazione parlamentare a firma di Roberto Morassut (Pd) e di un appello dell’Anpi, mentre la petizione promossa da Tosa aveva trovato il sostegno, tra gli altri, di Andrea Scanzi del Fatto Quotidiano, Saverio Tommasi di FanPage e del neo rettore dell’Università per stranieri di Siena Tomaso Montanari, in questi giorni nella bufera per alcune dichiarazioni sulle foibe. Punto cruciale della diffamazione è la “fake news” sulla partecipazione a un’aggressione avvenuta a Roma nel 1989 al cinema Capranica, accusa dalla quale in realtà il neo ambasciatore fu assolto con formula piena per non aver commesso il fatto.
Proprio su questo aspetto, il Tribunale sottolinea come “la petizione di cui trattasi nella parte esaminata costituisce un chiaro esempio di travisamento e manipolazione di uno specifico fatto storico, con il quale è stata realizzata una distorsione rispetto all’intento informativo dell’opinione pubblica che è alla base del riconoscimento dell’esimente del diritto di critica” e parla di una “prospettazione dei fatti opposta alla verità, in modo tale da gettare discredito sulla persona interessata”.