Sabato 18 novembre avrà luogo nella Capitale il corteo nazionale ‘Giu le mani dai Santuari’, per i rifugi di animali liberi.
La partenza è prevista da piazzale Ostiense alle ore 14.00.
Ma non solo, a seguire, lunedì 20 novembre presidio permanente davanti al Ministero della Salute, in piazza Castellani, dalle ore 8.00.
Dopo i gravi fatti nel rifugio Cuori liberi di Sairano (Pavia) del 20 settembre e la partecipazione di 10mila persone al corteo di Milano, la protesta della Rete dei Santuari raggiunge la Capitale. Le richieste: protocolli diversi per gli animali dei rifugi in caso di emergenza sanitaria.
A Sairano, in provincia di Pavia, nel rifugio ‘Progetto Cuori liberi’, ha avuto inizio la protesta, dopo l’uccisione di 9 maiali venuti a contatto con il virus della peste suina africana, ma che stavano bene, e l’aggressione da parte delle forze dell’ordine alle decine di attivisti accorsi sul luogo.
Dunque, ora gli animalisti tornano in piazza, per l’appunto il 18 novembre a Roma, con il secondo corteo nazionale ‘Giù le mani dai Santuari’, per chiedere l’approvazione di protocolli diversi per i rifugi, che non prevedano l’uccisione degli animali in caso di emergenza sanitaria. Come annunciato, il concentramento è previsto in piazzale Ostiense alle ore 14.
Il giorno dopo invece, lunedì 20 novembre, la protesta proseguirà con un presidio a oltranza davanti al Ministero della Salute, in piazza Castellani, finché una delegazione della Rete dei Santuari di animali liberi non sarà ricevuta dal ministro Schillaci.
Come tiene a spiegare Sara d’Angelo, portavoce della Rete dei Santuari di animali liberi in Italia, “Non ci arrendiamo, saremo a Roma sabato prossimo a lottare per ottenere una società giusta, equa e sostenibile. Il 7 ottobre a Milano oltre 10.000 persone hanno marciato perché quanto avvenuto a Sairano non avvenga mai più e per chiedere a gran voce protocolli specifici per gli animali ospitati nei rifugi. Esiste un precedente di protocollo specifico per animali da affezione e gli animali ospitati nei rifugi di fatto lo sono. Il governo italiano deve garantirci delle tutele e riconoscere nei fatti, e non solo sulla carta, che i santuari NON sono allevamenti e che svolgono, bensì, una funzione sociale diametralmente opposta: dare rifugio, cura e ospitalità ad animali salvati da un destino di macellazione e sfruttamento. I santuari sono già riconosciuti in questo senso nel decreto ministeriale del marzo scorso: ora urgono misure attuative per rendere questo riconoscimento realtà”.
“Il nostro dissenso – continua Sara D’Angelo – ha risvegliato tanti altri ambiti tra cui la politica che, tramite un intergruppo parlamentare, ha richiesto una riapertura del tavolo di trattative su protocolli differenziati per i rifugi. Anche le associazioni ci sostengono inviando lettere al ministro affinché riceva una nostra delegazione: in questa lotta non siamo da soli”.
Così gli attivisti proseguono nella loro battaglia anche per vie legali: “Dopo i filmati resi pubblici dall’organizzazione internazionale Last Chance for Animals, andati in onda anche su Rai 3 nella puntata di Report di domenica 5 novembre, che documentavano i gravi maltrattamenti inflitti a migliaia di maiali abbattuti negli allevamenti colpiti da peste suina africana, abbiamo deciso di denunciare i responsabili di tali atti“, aggiunge Sara D’Angelo.
Anche il Tar della Lombardia fissa per il 25 gennaio l’udienza di merito sull’uccisione dei 9 maiali del rifugio Cuori liberi: “Speriamo di ottenere giustizia per gli animali. È molto grave che dopo due mesi l’azienda sanitaria pavese non abbia ancora consegnato il verbale di quanto avvenuto il 20 settembre“, prosegue Sara D’Angelo (nella foto).
Ed ancora, “Gli animali sono sotto attacco da ogni fronte. Che siano selvatici, come i mufloni che vengono sterminati in queste ore a colpi di fucile dai cacciatori all’isola del Giglio, o che siano animali da allevamento, come i suini sterminati a decine di migliaia nel grandi allevamenti del nord Italia, la nostra politica dà prova di completa miopia, sia dal punto di vista etico che scientifico. Per questo – conclude la coordinatrice della Rete dei santuari – dobbiamo esser più decisi e più uniti che mai per dimostrare che un’alternativa di convivenza esiste ed è il momento di percorrerla“.
Max