Come ormai noto, nel 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 25 novembre ‘Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne’.
L’ANVM invita a ricordare anche le donne italiane che nel 1943-1944 furono violentate dai militari coloniali inquadrati nell’Esercito Francese
Così, mentre per domani sono in via di ‘perfezionamento’ i vari cortei e le iniziative previste in moltissimi capoluoghi del Paese, l’Associazione Nazionale Vittime delle marocchinate invita a ricordare anche le donne italiane che nel 1943-1944 furono violentate dai militari coloniali inquadrati nell’Esercito Francese.
Le ‘Marocchinate’: gli stupri iniziarono nel luglio 1943 con lo sbarco in Sicilia e proseguirono nel 1944 in Campania, Lazio e Toscana
Uno scenario indegno e vergognoso che ci vede da sempre al fianco dell’ANVM, impegnata a restituire – almeno nel ricordo – onore e dignità alle migliaia di persone (non solo donne ma anche minori, omini, e persino anziani), umiliate e psicologicamente annientate dall’orda nord-africana.
Bellissima la testimonianza letteraria di Alberto Moravia con ‘La Ciociara’, dal quale venne poi realizzato il film da Oscar di Vittorio De Sica, con un’immensa Sophia Loren (nella foto).
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il presidente dell’ ANVM: “Invitiamo tutti a non dimenticare le 60mila italiane violentate dai coloniali francesi”
“Sono trascorsi 80 anni da quegli eventi – dichiara Emiliano Ciotti, presidente nazionale dell’ANVM – e domenica 25 novembre, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, invitiamo tutti a non dimenticare le 60.000 italiane violentate dai soldati alleati in generale e dai coloniali francesi in particolare”.
Ricordiamo che tali iniziative riguarderanno numerosissimi centri sparsi sul territorio nazionale. “Quello avvenuto in Italia durante la seconda guerra mondiale – conclude Ciotti, non senza palesare un misto di rabbia ed amarezza – è stato uno stupro di proporzioni enormi, sul quale è calato un vergognoso silenzio.”
Max