(Adnkronos) –
Come stare su una giostra impazzita e vedere il mondo girare intorno per un tempo che varia da 20-30 secondi fino a un minuto. E’ il primo sintomo con cui lo spostamento degli otoliti si fa sentire: crisi di vertigini “rotatorie” che in genere compaiono “al mattino al risveglio” o “al momento di andare a dormire”, nel passaggio da sdraiati alla posizione eretta, talvolta anche quando si flette e si estende il capo, specie se velocemente. In certi casi e condizioni possono apparire anche durante il riposo, quando ci si volta su un fianco. Si chiama tecnicamente vertigine parossistica posizionale, esattamente quella diagnosticata alla premier Giorgia Meloni. E come nel caso del presidente del Consiglio, alla senzazione vertiginosa “possono associarsi anche nausea o vomito”.
A spiegare in un focus pubblicato online come si manifesta la canalolitiasi e come funziona la manovra liberatoria (che anche la premier ha affrontato) è per esempio Michele Cerasuolo, otorinolaringoiatra all’Istituto clinico Humanitas di Rozzano e all’Humanitas San Pio X di Milano. La vertigine parossistica posizionale è dovuta a un’alterazione della funzione dell’organo dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Tutta colpa degli otoliti, quei sassolini o cristalli presenti all’interno del vestibolo. “Il meccanismo alla base della vertigine parossistica posizionale è legato allo spostamento degli otoliti che dalla loro sede naturale si dislocano all’interno dei canali semicircolari, dove stimolano erroneamente i recettori che registrano le accelerazioni rotatorie del capo, dando un’illusoria sensazione di rotazione dell’ambiente circostante rispetto al proprio corpo”.
Spesso durante le crisi si manifesta anche “un’instabilità posturale che può durare per qualche giorno” anche dopo aver trattato la vertigine. Si tratta in ogni caso di una condizione benigna che necessita di “un trattamento posizionale tramite l’esecuzione di particolari manovre con l’ausilio di uno specialista otorinolaringoiatra. Si tratta nel dettaglio di “movimenti eseguiti sul paziente che puntano a riportare nella corretta posizione gli otoliti all’interno del labirinto dell’orecchio, liberando il paziente dalla sensazione vertiginosa”, illustra Cerasuolo. Prima di eseguire le manovre liberatorie, “l’otorinolaringoiatra valuterà le caratteristiche della vertigine e lo farà attraverso particolari manovre diagnostiche”.
Tutto questo, prosegue lo specialista nel focus, “servirà per individuare quale canale semicircolare è interessato, così da poter eseguire le manovre liberatorie corrette. Sia le manovre liberatorie sia le manovre diagnostiche implicano che lo specialista esegua sul paziente specifici movimenti rapidi della testa e del corpo”.
Le manovre diagnostiche “scatenano la sintomatologia vertiginosa che manifesta al medico mediante il nistagmo, un movimento involontario degli occhi che avrà caratteristiche differenti in base al canale semicircolare interessato. Lo specialista eseguirà poi le manovre liberatorie, che potranno a loro volta scatenare una vertigine liberatoria, segno che gli otoliti stanno ritornando nella loro posizione corretta”.
Alle manovre possono seguire sensazioni di instabilità e nausea che possono durare anche per qualche giorno dopo un’adeguata terapia liberatoria. In certi casi occorreranno diverse manovre liberatorie per riposizionare completamente gli otoliti. Se la sintomatologia vertiginosa acuta persiste, conclude Cerasuolo, “sarà necessario effettuare una visita di controllo e ripetere il trattamento con le manovre liberatorie”.