(Adnkronos) – “Il distanziometro genera un diffuso scetticismo. Perché di fatto scoraggia il giocatore sociale, attuando una prevenzione su chi non ne ha bisogno, ma spinge invece il giocatore problematico o patologico verso altre soluzioni e canali di gioco, spesso più rischiosi. Perché, a causa dei molti luoghi sensibili – frutto di sovra-legiferazioni territoriali rispetto alla cornice normativa di partenza – si indebolisce il presidio del gioco legale nel tessuto urbano del territorio, lasciando campo libero all’offerta illegale. Perché si rivela di fatto una misura espulsiva, che rende impossibile la ricollocazione dell’attività, con pesanti risvolti di ordine economico e occupazionale”. Lo ha detto Roberta Belli di Bva Doxa, sociologa e ricercatrice, illustrando la ricerca ‘Il contrasto ai rischi derivanti dai disturbi da gioco d’azzardo’, presentata oggi presso la sede della Pontificia Università della Santa Croce in Piazza di Sant’Apollinare, a Roma. L’indagine, che ha coinvolto 22 stakeholders del comparto del gioco legale ed è stata, ha consentito di tracciare uno spaccato delle convinzioni, a volte in controtendenza rispetto al ‘sentiment’ comune, e delle proposte per un riordino efficace del settore. Uno dei su cui gli stakeholders esprimono una serie di perplessità è proprio il distanziometro.
Gli stakeholders segnalano – secondo la ricerca – “la frammentarietà delle normative che, per via della frequente sovra-legiferazione territoriale, risultano spesso poco organiche e non riconducibili ad un’unica cornice nazionale, ma piuttosto animate da un principio di discrezionalità”.
“Per quanto riguarda i vissuti e le percezioni del comparto del gioco pubblico in Italia, è trasversale l’individuazione – ha ricordato Belli durante la presentazione dell’indagine Bva Doxa – di alcuni elementi che lo posizionano come un settore importante dal punto di vista economico. Ne viene inoltre segnalata una funzione di contrasto all’offerta di gioco illegale, alla quale si oppone attraverso l’erogazione di un’offerta normata e regolata, dunque più chiara e meno rischiosa per i giocatori che vi entrano in relazione. Contemporaneamente, si segnala in modo diffuso la presenza di alcuni elementi potenzialmente distorsivi nel vissuto del gioco pubblico da parte dell’opinione pubblica: una fotografia non del tutto corretta del mondo dei giocatori, in cui anche i giocatori sociali tendono ad essere ‘appiattiti’ su una dimensione di rischio e potenziale problematicità, ma anche una correlazione molto stretta tra la propensione al gioco patologico e l’offerta di gioco tout court, che porta a vivere il gioco tutto non come un elemento neutro, ma come un potenziale pericolo per tutti”.
Alla luce di queste considerazioni, “le normative finalizzate al contenimento e contrasto del gioco d’azzardo patologico sembrano talvolta ispirate ad una logica non sempre corretta, che porta ad un impulso di compressione indiscriminato, più che ad un focus specifico sulla relazione problematica con il gioco e sui giocatori che ne presentano le caratteristiche”.
Il mondo degli operatori del gioco e del comparto sindacale solleva poi, secondo la ricerca, “un’importante questione reputazionale, in cui il comparto – nelle figure dell’imprenditore di settore, ma anche di lavoratore nella filiera – è fatto oggetto di un racconto spesso non corretto, poco valorizzato, che porta ad una scarsa empatia a livello di opinione pubblica e ad una sostanziale difficoltà nel rappresentare gli interessi e i bisogni di questo settore, a maggior ragione in un periodo delicato come quello pandemico/post pandemico che stiamo attraversando”.
Gli stakeholders chiedono a gran voce “un riordino che riaffidi allo Stato la capacità normativa, che limiti la legiferazione degli enti territoriali a vantaggio di una linea di gestione unitaria e nazionale, che faccia leva sull’educazione e la formazione al gioco responsabile, sulla valorizzazione delle competenze del comparto anche in ottica di gestione del Gap, anziché sulla compressione e sull’indiscriminato attacco al gioco”.
Alla presentazione della ricerca ‘Il contrasto ai rischi derivanti dai disturbi da gioco d’azzardo’ hanno partecipato il sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze Federico Freni, il senatore Mauro Maria Marino, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico, Marcello Minenna, direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e Sonia Biondi, Head of Rome Office e Business Unit Manager di Bva Doxa.