Oggi, venerdì 18 dicembre, Giancarlo Coraggio è stato votato all’unanimità nuovo presidente della Corte costituzionale. Coraggio, 80 anni, è stato eletto giudice costituzionale nel 2012 dal Consiglio di Stato, di cui è stato presidente (dal gennaio al novembre 2012). Prende il posto del giudice Matteo Morelli, in carica da settembre fino al 12 dicembre, che a sua volta prese il posto di Marta Cartabia. Coraggio rimarrà in carica fino al 28 gennaio 2022.
“La Corte si muove su un terreno, la legislazione, che è lo stesso del Parlamento”, ha detto il nuovo presidente in conferenza stampa. Questo “ci deve indurre – ha proseguito – ad avere anche il senso del limite del nostro ruolo: a non interferire, meglio ancora, a rispettare la discrezionalità del legislatore e della sua fortissima legittimazione politica”.
La Corte costituzionale
In base all’articolo 135 della Costituzione, la Consulta è composta da quindici giudici. Sono nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta congiunta e per il restante dalle supreme magistrature, ordinaria e amministrative. La Corte è chiamata a controllare se gli atti legislativi siano stati formati con i procedimenti richiesti dalla Costituzione (costituzionalità formale) e se il loro contenuto sia conforme ai principi costituzionali (sostanziale). In base all’art. 134, giudica anche “sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato, su quelli tra Stato e Regioni e tra le Regioni” e “sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica”.
Dpcm e diritti, Coraggio: “Equilibrio tra i vari diritti in gioco
In risposta a una domanda, posta in conferenza stampa, sulle limitazioni imposte dai Dpcm in nome del diritto alla Salute, Coraggio ha detto che “non esistono diritti tiranni”. “Ogni volta si impone l’esigenza di trovare un giusto equilibrio tra i diritti in gioco – ha proseguito – Uno dei casi in cui per la Costituzione è possibile la limitazione della libertà è per la tutela della salute. Non c’è un’inconciliabilità assoluta tra questi due diritti. Il problema è vedere se in concreto è stato trovato questo equilibrio”.
Mario Bonito