Una conversazione via Whatsapp diviene pubblica e, inevitabilmente, intenerisce per questo spaccato di sentimenti che unisce tutti noi. Lei è una mamma come tante, divisa tra l’esigenza di dover sbarcare il lunario (cioè contribuire al sostentamento della famiglia), ed al tempo stesso riuscire ad assicurare la sua vicinanza all’amato figlio. Lui invece, il figlio, ha intrapreso il percorso artistico e, incentivato dai primi successi, può forse compiere il primo gesto di gratitudine, invitandola a lasciare il lavoro per dedicarsi finalmente al solo ‘mestiere’ di madre: d’ora in poi al resto ci penserà lui.
Quella che si sta consumando tra i grigi palazzoni di Baggio, nella periferia milanese, è l’ennesima storia di riscatto: quella di una coppia di tunisini che lasciano la loro terra per cercare fortuna altrove, e in Italia costruiscono il loro futuro, che passa anche attraverso la nascita di questo bambino, nel 1993.
“Ghali mi hanno chiamato per il lavoro, che faccio?“, scrive la donna al figlio, ormai sempre più preso dalla musica, tra sale d’incisione e sale prova. “Mamma, esce il mio album. Lascia il lavoro”, risponde il musicista il quale, non senza orgoglio può finalmente pronunciare quella frase senza sentire dentro il terrore di aver detto qualcosa di troppo grande: “Basta quel lavoro. Digli ciao è stato bello e ringraziali. Tra poco esce il nuovo disco e ho bisogno di te vicino a me…“.
Max