Ancora scontri sulla Spianata delle moschee a Gerusalemme Est tra polizia israeliana e palestinesi. Secondo la Mezzaluna rossa palestinese sono oltre trecento i feriti, di cui sette in gravi condizioni. Ieri sera circa 8mila palestinesi si erano barricati nel complesso della Spianata, Monte del Tempio per gli ebrei, per protestare contro il “Jerusalem Day”, ovvero la commemorazione della conquista da parte di Israele della città vecchia di Gerusalemme, avvenuta nella guerra dei sei giorni del 1967. In giornata nella zona era prevista una marcia israeliana nazionalista, poi vietata dalle autorità per evitare un peggioramento della situazione.
“Quanto avviene nella Moschea al-Aqsa è una vera strage e un crimine di guerra. Facciamo appello al nostro popolo affinché scenda nelle strade ed affronti l’occupante”. ha detto Sami Abu Zuhr, portavoce di Hamas.
È in corso “la battaglia per lo spirito di Gerusalemme”, “la lotta secolare tra tolleranza e intolleranza, fra violenza selvaggia e mantenimento di ordine e legge”, ha commentato Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano. “Elementi che ci vogliano espropriare dei nostri diritti, ci spingono periodicamente ad erigerci con una posizione forte come sta facendo adesso la polizia che appoggiamo. Solo la sovranità israeliana consente la libertà di culto per tutti”.
Ad alimentare la tensione la vicenda degli sfratti nel quartiere Sheikh Jarrah. La Corte suprema israeliana avrebbe dovuto pronunciarsi oggi sull’espulsione di sei famiglie palestinesi dalle loro case su un territorio rivendicato dai coloni. La decisione è stata rinviata di trenta giorni dalla Corte. Da ormai un mese la prospettiva degli sfratti ha provocato violenze e proteste quasi quotidiane tra palestinesi, polizia israeliana e ebrei estremisti.