Dunque, con incetta di voti che in Germania non si conteggiava da diversi anni (il 25,7%), seppure con un margine risicato, Spd ha vinto le elezioni 2021, imponendosi sulla sua diretta inseguitrice, l’Unione, che segna il 24,1%, sicuramente uno e risultati meno edificanti nella sua lunga storia elettorale.
A seguire, bene i Verdi (14,8%), poi la Fdp (all’11,5%), quindi l’Afd (10,3%) e, infine, la Linke (4,9%) che, sebbene con preferenze inferiori allo sbarramento del 5%, in virtù dei tre mandati diretti (parliamo infatti di un sistema misto: proporzionale con una componente maggioritaria), sarà comunque nel parlamento tedesco.
Alla luce di questa tornata elettorale, complessivamente, il ‘Bundestag’ sarà occupato da 735 seggi, a dispetto dei precedenti 709, questo perché, come dicevamo, la complessità del sistema elettorale offre maggiori opportunità di seggi, tanto è che i media avevano addirittura considerato anche l’eventualità di un parlamento aperto a ben oltre 900 seggi.
Con la fine del ‘felice’ mandato Merkel, per la Germania si apre dunque un nuovo corso storico che, almeno sulla carta, dovrà faticare – e non poco – per rinverdire l’eccellente gestione interna dell’ormai ex Cancelleria, stimata dai maggior leader mondiali per il suo pragmatismo, e quelle straordinarie capacità manageriali spese a vantaggio del suo Paese.
Chiamata dalla ‘Bild’ a fare un commento a caldo sull’esito di queste ‘sofferte’ elezioni, Angela Merkel ha affermato che per formare “il governo, si dovrà procedere molto rapidamente. Verdi e Fdp vogliono sapere in tempi stretti cosa chiediamo“. Già, cosa chiederanno e quale sarà la strada da seguire?
Max