(Adnkronos) – Le fatture erano false poiché le prestazioni fatturate non erano state effettivamente svolte. Tuttavia non è stato dimostrato il dolo specifico richiesto dalla configurazione del reato e cioè che le fatture fossero state emesse “al fine di consentire a terzi l’evasione delle imposte”. Queste, in sintesi, le motivazioni con cui Corte di Appello di Firenze lo scorso 18 ottobre ha assolto perché il fatto non costituisce reato Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli, genitori dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi e attuale leader di Italia Viva, nel processo per emissioni di fatture false. Nello stesso procedimento di appello è stato invece condannato, ma con la pena ridotta a nove mesi, l’imprenditore pugliese Luigi Dagostino, ‘il re degli outlet’, per il reato di truffa. Dagostino è stato assolto per il reato di utilizzo di fatture falso.
Afferma la Corte che “anche se risulta dimostrato che le fatture emesse dalla Party e dalla Eventi 6 (società che facevano capo ai coniugi Renzi, ndr) non corrispondono a prestazioni commerciali realmente effettuate, la finalità perseguita era esclusivamente di tipo extra fiscale: attinente ai versamenti che nel giugno 2015 Dagostino riteneva di effettuare alle due società emittenti per ragioni che il processo non ha chiarito”.
Nelle motivazioni la Corte spiega a proposito di Dagostino, che la circostanza che l’imprenditore abbia trasmesso una fattura alla Tramor, di cui era stesso amministratore fino a poche settimane prima, “tacendo l’inesitenza della prestazione sottostante e anzi sollecitando il rapido pagamento, costituisce una condotta artificiosa che integra il reato”.
In primo grado Tiziano Renzi e Laura Bovoli erano stati condannati dal Tribunale di Firenze a un anno e nove mesi di reclusione. Con loro era stato condannato a due anni Dagostino.
Il processo verteva su due presunte fatture false emesse dalla Party srl (da 20mila euro più Iva) e dalla Eventi 6 srl (140mila euro più Iva), società imprenditoriali gestite dai coniugi Renzi. La truffa aggravata sarebbe stata commessa da Dagostino perchè avrebbe pagato i coniugi di Rignano sull’Arno (Firenze) per lavori inesistenti.
Secondo l’accusa la fattura da 140mila euro per progetti di fattibilità su aree ricreative e per la ristorazione all’outlet del lusso ‘The Mall’ di Leccio di Reggello (Firenze) sarebbe stata emessa per consulenze pagate ma non realizzate. L’altra fattura da 20mila euro risultava emessa dalla Party srl (unica fattura emessa nel 2015), società fondata da Tiziano Renzi (con il 40% della quote) e dalla Nikila Invest, srl amministrata da Ilaria Niccolai (60%), compagna dell’imprenditore Luigi Dagostino, all’epoca amministratore delegato della Tramor, società di gestione dell’outlet.