(Adnkronos) – ”Le forze armate in Italia vengono impiegate in compiti assurdi come l’operazione Strade Sicure nelle quali sono a supporto della Polizia, come poliziotti di serie B. In realtà così facendo perdono tempo e non fanno quello che dovrebbero fare: addestrarsi. Perché il compito delle Forze Armate è addestrarsi, prepararsi al combattimento non per combattere, può darsi che non lo debbano mai fare, ma per essere pronti, perché se c’è un’esigenza improvvisa, come quella di cui parliamo oggi, non è che ci si possa mettere a improvvisare e a comprare i mezzi”. Lo dice all’Adnkronos il generale Marco Bertolini, ex comandante del Coi, parlando della situazione delle nostre forze armate in relazione al conflitto Russo-Ucraino.
Secondo Bertolini, la circolare dello Stato maggiore ”è stata doverosa per richiamare i compiti dell’Esercito e fra tutti i compiti quello di prepararsi alla guerra è il più importante, altrimenti non avremmo l’Esercito. E’ stato giusto ribadirlo perché purtroppo non è più ovvio. Si è imposta nel tempo l’idea secondo la quale le nostre forze armate servano soprattutto per le cosiddette operazioni di pace per operare in contesti permissivi, in realtà non è così le Forze Armate sono fatte per combattere, altrimenti non avrebbe senso averle”.
”Questa interpretazione sbagliata è quella che ha portato intanto a ridurre l’esercito numericamente a una quantità incredibile, noi abbiamo neanche 100mila uomini e sono veramente pochi, l’Ucraina ne ha 200mila più quelli della riserva – sottolinea – In questo modo contraddiciamo un principio che è sempre valido nella guerra, quello della massa: non è vero che la qualità può sopperire alla quantità, o meglio non è vero che lo può fare sempre. Anzi in combattimento valgono più dieci ragazzotti determinati che un singolo professionista. Si è pensato che con la tecnologia e il professionismo si potesse sopperire, questo non è vero”.
”Soprattutto l’Esercito è fatto da diverse componenti: la componente corazzata, l’artiglieria, la fanteria, che hanno dei mezzi tecnici che non si improvvisano dall’oggi al domani – dice – Se volessimo metterci adesso a progettare un carro armato probabilmente entrerebbe in linea fra 15 anni, le munizioni non crescono sugli alberi, bisogna produrle e comprarle, richiede del tempo. E se uno non ha le scorte di munizioni non serve a niente avere i mezzi. E’ come il carburante. Ci sono stati alcuni settori che sono stati penalizzati dal fatto che molti dicevano che le forze armate non servivano più per la guerra, e questa è un grande sciocchezza”.
”Oggi abbiamo visto che la guerra si fa con i carri armati ma questa è stata una componente che è stata trascurata perché non sono state date le risorse necessarie – aggiunge – Abbiamo prodotto dei mezzi ottimi come il Lince, che è utilizzato anche dai Russi, e che però è efficace per operazioni a bassa intensità, se andiamo a operazioni ad alta intensità come quelle in Ucraina ci voglio i carri e i carri costano. Poi ci vuole la logistica: camion per trasportarli, non è che si può spostare un carro armato dalla Sicilia alla Lombardia sui cingoli. E’ una cosa complessa”.
”Parliamo anche dalle amministrazioni locali – aggiunge il generale Bertolini – Se i soldati non hanno la possibilità di andare a fare addestramento perché non ci sono poligoni di tiro, aree addestrative dove sparare con l’artiglieria, con i razzi, con i missili e così via, loro non si possono preparare. Eppure in Italia c’è una polemica da sempre nei confronti delle forze armate, la Sardegna è emblematica ma anche in altre regioni. Leggevo che in Sicilia è stato chiuso un poligono per i militari con la scusa che inquinano che è una sciocchezza perché le oasi ecologiche migliori in Italia sono quelle chiuse con i militari ad addestrarsi”.
”Se le amministrazioni locali non mettono a disposizione delle aree per addestrarsi, che non è solo sparare ma anche muoversi con i carri, poi è inutile lamentarsi e dire che le nostre forze armate non sono preparate – conclude – Le nostre forze armate sono preparate solo per un motivo perché sono gestite da comandanti che si sacrificano ogni giorno e che si assumono dei rischi sulle loro spalle che la società in generale non si vuole assumere. E questo è una cosa veramente incredibile”.