Poco fa un portavoce del parlamento britannico ha anticipato che ‘‘il primo ministro farà oggi una dichiarazione al Paese“, in effetti, dopo la ‘grande fuga’ di deputati non è escluso che Boris Johnson si dimetta oggi stesso.
Tuttavia secondo la Bbc, a quanto sembra ben informata sulla faccenda, molto più verosimilmente il leader dei Tory sarebbe propenso a ‘draghettare’ l’esecutivo fino ad ottobre (in coincidenza con la conferenza dei Tory), per poi salutare ed andarsene. Dunque, annuncia ancora la prestigiosa emittente d’informazioni britannica, già da ora sarebbe scattata una sorta di estate si svolgerà una sorta di ‘corsa alla leadership del partito dei conservatori’.
All’origine del terremoto che ha sconquassato il parlamento britannico, l’ennesimo scandalo che ha avuto come protagonista il primo ministro, e che ha coinvolto in primis Christopher Pincher (il vice ‘chief whip’), protagonista di scandalosi festini ad alto tasso alcolico, e per le molestie sessuali a danno di giovani dei quali, pur sapendo, Johnson avrebbe fatto finta di nulla. Così come la vicenda del partygate, rispetto al quale affermò di non esserne a conoscenza.
Dal canto suo, senza troppi preamboli, Caroline Johnson – vicepresidente del partito Tory – ha già rassegnato le dimissioni, spiegando che non è stata una “decisione presa alla leggera”, ed ha quindi riconosciuto ‘‘il privilegio di ricoprire questa carica. Credo che tentare di restare quando c’è la scritta sul muro non può che danneggiare il nostro Partito e quindi il nostro Paese“.
Come dicevamo, nelle ultime ore nel governo – causa dimissioni – c’è stata una vera e propria ‘emorragia’, con oltre 50 rappresentanti di gabinetto dimessi. Tra questi anche la neo ministra dell’Istruzione, Michelle Donelan, il cui mandato in sostituzione della Zahawi, è durato all’incirca appena 48 ore. Motivando la sua scelta, la ministra ha spiegato ”E’ l’unico modo per portare Johnson alle dimissioni” dunque, ha poi aggiunto, ”con grande tristezza devo dimettermi da questo governo”. Poco prima, twittando che “Il troppo è troppo“. Poco prima aveva lasciato anche George Freeman, ministro della Scienza.
Insomma, a rassegnare le dimissioni – fra tanti – sono inoltre state: Rebecca Pow (ministra dell’Ambiente) affermando: “Sono in gioco i valori, l’integrità e la morale in base alla quale vivo, e le esigenze del Paese devono sempre essere al primo posto”. Quindi il ministro della Giustizia (James Cartlidgem): ”In qualità di ministro dei Tribunali, mi sono sentito in dovere di rimanere in carica a causa della situazione molto impegnativa nella Corte della Corona. Ma è chiaramente impossibile continuare”. Poi Helen Whately (segretaria dello Scacchiere al Tesoro e responsabile per la crescita e la produttività): “non si può chiedere scusa e rimanere in eterno“. Ma anche il nuovo cancelliere dello Scacchiere (Nadhim Zahawi, nominato martedì), ha invocato le dimissioni del primo ministro: “Questo non è sostenibile e andrà solo peggio: per te, per il Partito conservatore e, soprattutto, per tutto il Paese. Devi fare la cosa giusta e andartene ora“,
Ed ancora, mentre anche il ministro per l’Irlanda del Nord (Brandon Lewis), annunciava il suo addio, Ben Wallace (ministro alla Difesa), pur non dimettendosi, ha ritirato il suo sostegno a Johnson, spiegando che “Alcuni di noi hanno l’obbligo di mantenere questo Paese al sicuro, non importa chi sia il primo ministro. Il partito ha un meccanismo per cambiare i leader e consiglio ai colleghi di usare questo meccanismo”.
In realtà, almeno fino a quando – nel pomeriggio – lo stesso Johnson non spiegherà cosa intende fare, sarebbero due gli scenari ipotizzati da fonti interne al governo stesso: possibili elezioni anticipate, o l’eventuale possibilità di poter cambiare le regole per la sfiducia, inserendo così l’opportunità, prima di un anno, di poterne chiederne una nuova, per poi riproporre questo passaggio.
Max