A margine del Consiglio Europeo tenutosi a Bruxelles, il premier Draghi ha incontrato la stampa, davanti alla quale ha affrontato diverse tematiche. Intanto, tema ‘caldo’ in queste settimane, il presidente del Consiglio ha tenuto ad annunciare che la dipendenza dell’Italia nei confronti del gas russo sarebbe scesa del 25%, perché “Le misure messe in campo dal governo dall’inizio della guerra cominciano a dare risultati. Altri fornitori di gas cominciano a sostituire il gas russo“. Premesso quindi che a detta del capo del governo, sotto il profilo energetico, per il Paese il prossimo inverno non dovrebbe rappresentare un’emergenza, ha poi anticipato che quindi il ‘price cap’ per l’Ue sarà argomento di discussione non prima del prossimo ottobre.
Riguardo lo specifico dei rialzi dei prezzi energetici, il premier ha tenuto a ricordare che “I prezzi dell’energia sono aumentati già prima della guerra. L’energia conta per il 40% degli aumenti dei prezzi in generale. Se riusciamo a far qualcosa sul fronte dell’energia – ha spiegato – otteniamo un progresso anche in termini di contenimento dell’inflazione e dei tassi d’interesse. Avevo chiesto che si agisse subito, ci sono stati molti timori. Ho chiesto un Consiglio straordinario in luglio, mi è stato fatto osservare che non abbiamo uno studio su cui discutere. La Commissione ha promesso uno studio, un rapporto completo sul controllo dei prezzi, sul tetto del gas, sulla riforma del mercato dell’elettricità: tutto questo per settembre, da discutere nel Consiglio di ottobre“.
Ora come ora, ha spiegato ancora l’ex presidente della Bce, ”La maggiore obiezione che si fa al tetto sul prezzo del gas è la paura che la Russia tagli ancora di più le forniture. Siamo in una fase in cui le forniture in Germania sono al 50% rispetto a prima. Il prezzo è aumentato in maniera tale per cui Putin incassa più o meno le stesse cifre mentre l’offerta di gas da parte della Russia diminuisce. Noi siamo stati molto rapidi, nei primissimi giorni della guerra abbiamo assicurato una rete di fornitori all’Italia. Siamo relativamente ottimisti, tutto ciò potrà compensare pienamente le importazioni di gas russo entro un anno, un anno e mezzo. I risultati si vedono anche ora e sono migliori di quello che si aspettasse”.
Come premesso, rispetto al paventato pericolo di dover passare il prossimo inverno al gelo, il premier rassicura spiegando che “Ci stiamo preparando in funzione dell’inverno. Le misure che vengono pensate assicurano che non vi sia emergenza durante l’inverno: secondo tutte le previsioni e gli studi che ho visto, siamo in una buona posizione dal punto di vista dei volumi”.
Ed ancora, “Non mi sento deluso dopo il vertice. Anzi non mi aspettavo di poter fissare una data precisa per la discussione di un rapporto completo della questione. Immaginavo che saremmo finiti con un rinvio, le cose si stanno muovendo. E’ tutt’altro che delusione ciò che provo ora“.
Quindi la forte coesione dei paesi europei: “L’Ue sta crescendo, sta diventando sempre più importante. Sta diventando quell’istituzione a cui guardano tutti i Paesi d’Europa come a un’istituzione capace di dar loro stabilità, prosperità e sicurezza. E’ un passo straordinario nella storia dell’Unione, è una dimensione che ha acquisito più importanza a causa della guerra in Ucraina“.
Ad esempio, evidenzia ancora il premier, “Paesi che prima non pensavano di entrare nell’Unione oggi vogliono avere rapidamente lo status di candidati. L’Ue ha cominciato a rispondere a questa richiesta, è un salto identitario dell’Unione: è un passaggio storico, in cui l’Ue sta acquisendo un’identità diversa. Il processo per l’ammissione all’Unione rimarrà esigente ma sarà molto meno burocratico. L’Ue proietta una propria immagine meno arcigna, meno burocratica e meno fiscale rispetto al passato. E’ molto più aperta e cooperativa. E’ cambiata la disponibilità dei paesi dell’Ue stessa ad aiutare i paesi che aspirano ad entrare nell’Unione a compiere le riforme necessarie per soddisfare i requisiti”.
Restando sempre nell’ambito ‘dell’oasi felice’ che oggi secondo il premier l’Ue rappresenta, Draghi ha quindi affrontato la richiesta di adesione di Ucraina, Georgia e Moldavia, “Questi primi due Paesi hanno deciso che la loro ancora di sicurezza non sta altrove, sta in Europa” mentre, alla Georgia, il premier riconosce “una prospettiva europea. Non è solo un’ancora di sicurezza, è anche un’ancora di prosperità: per questo oggi parliamo di passaggio storico. Concedendo una prospettiva europea a Ucraina, Moldavia e Georgia, e lo status di candidato alle prime due, l’Ue compie un salto identitario“.
“Paesi – tiene a rimarcare ancora Draghi – che prima non avevano pensato di chiedere di entrare nell’Unione, e che invece oggi vogliono, rapidamente, avere lo status di candidati. L’Unione Europea ha cominciato a rispondere a questa richiesta. Naturalmente è un processo complesso, ma è un passaggio storico in cui l’Unione sta acquisendo un’identità diversa, molto più importante“.
Una prospettiva, quella di poter aspirare ad essere annessi nell’Europa, che affascina anche i Balcani Occidentali, e dunque, aggiunge ancora il capo del governo italiano, “si è deciso che questo processo così esigente, burocratico per poter essere ammessi all’Unione, diventerà rimarrà esigente perché è importante che le riforme che si chiedono ai Paesi vengano attuate. Ma sarà molto, molto meno burocratico. L’Ue dunque proietta un’immagine meno arcigna, meno burocratica di quanto avesse fatto in passato, meno fiscale. E molto più aperta e cooperativa“.
Max