Come è ormai noto, circa un mese fa il presidente russo ha imposto che, dal primo aprile i cosiddetti ‘paesi ostili’ (cioè quanti hanno firmato per le sanzioni alla Russia), debbono pagare la fornitura di gas russo ‘soltanto’ in rubli. Una mossa strategica che ha permesso a Mosca di poter così disporre su una valuta in forte recupero.
Ma non solo, Putin ha indicato ‘come’ fare in modo che euro e dollari venissero convertiti in rubli aggirando il coinvolgimento delle banche russe colpite dal blocco dello ‘Swift’: aprire un conto denominato in rubli presso la banca Gazprombank.
Un meccanismo inizialmente ‘snobbato’ dai paesi europei, salvo poi via via rivalutarlo tanto è che, anche l’Italia, ieri attraverso Eni ha annunciato di aver aperto due distinti conti – uno in euro e l’altro in rubli – per ‘onorare’ i contratti stipulati con Gazprom.
Un’escamotage che certo non è stato affatto digerito dagli alt vertici Ue, ed oggi l’olandese Frans Timmermans (vicepresidente esecutivo), e Paolo Gentiloni (commissario all’Economia), ne hanno parlato commentando l’annuncio del colosso energetico italiano, con pareri in parte ‘opposti’. Anche perché, come detto, Eni altro non ha fatto che ‘allinearsi’ ad una scelta già percorsa da altri paesi europei.
Del resto è ormai abbastanza evidente che, se Mosca dovesse chiudere i rubinetti all’emissione di gas naturale, per l’Europa significherebbe automaticamente recessione, con lo spettro dell’inflazione che, di suo abbastanza elevata, schizzerebbe subito sopra il 9% già nel corso di quest’anno.
Evidentemente, sanzioni a parte e paroloni rispetto alla Ue come ‘unità’, fedeltà, e quanto di più rassicurante espresso dai vari leader, ora in realtà si cerca una ‘lettura accettabile ’ di questo sistema di continuo ‘affiliamento’ alla Russia, studiando come poter dimostrare che l’apertura di un conto in rubli, non significhi una violazione delle sanzioni stesse. Dunque, ha commentato Timmermans, ”Voglio essere molto, molto chiaro su questo: pagare il gas in rubli viola le sanzioni Ue, è molto semplice”. Secondo il laburista olandese infatti, “in ogni caso una violazione dei contratti, nei quali è indicata chiaramente la valuta nella quale il corrispettivo deve essere pagato. E’ chiaro nei contratti: si dice euro o dollari, mai rubli. Quindi, semplicemente, pagare le forniture in valuta russa, non è in linea con i contratti e non è in linea con il regime di sanzioni adottato dall’Ue contro Mosca per la guerra in Ucraina”.
Di contro, è invece intervenuto Gentiloni, “Che noi sappiamo, la quasi totalità dei contratti per l’acquisto di gas naturale dalla Russia sono denominati in euro o in dollari. I pagamenti delle compagnie europee avvengono secondo questi contratti e avvengono in euro e in dollari. Punto. E questo non costituisce una violazione delle sanzioni. Se mi chiedessero ‘stanno pagando in rubli: questa è una violazione?” Domanda e si domanda quindi l’italiano. “Naturalmente la risposta sarebbe diversa. Ma non è quello che sta succedendo con le compagnie europee. E penso, per quanto ne so, che il modo di pagare sia piuttosto simile, forse identico, tra le diverse compagnie energetiche”.
Insomma una questione non da poco, ribadiamo, maturata oltretutto in un contesto europeo, caratterizzato da ‘un’unità d’intenti’ – per lo meno nell’ambito delle sanzioni – tale da far gridare al ‘miracolo’. Quindi, ecco che la conversione in rubli, non praticata da paesi europei, ma da una banca russa, diviene un meccanismo di ‘forma’ che esula gli stessi da responsabilità diretta. Semmai, potremmo disquisire rispetto ad una questione che travalica la politica per divenire materia di avvocati d’affari.
Da canto suo Eni è stata abbastanza chiara: l’apertura dei due conti, come indicato dal decreto russo, in virtù di una “pretesa unilaterale di modifica” dei contratti in essere di Gazprom Export, va a coincidere, ricorda Eni, con un meccanismo di modifica a sua tempo “già rigettato”. Tanto è che si parla di un sistema adottato “su base temporanea e senza pregiudizio alcuno dei diritti contrattuali della società, che prevedono il soddisfacimento dell’obbligo di pagare a fronte del versamento in euro. Tale espressa riserva – ha quindi specificato il colosso energetico italiano – accompagnerà anche l’esecuzione dei relativi pagamenti“.
Come ha inoltre precisato ancora Eni, “La decisione è stata condivisa con le istituzioni italiane ed è stata presa nel rispetto dell’attuale quadro sanzionatorio internazionale“. Senza contare anche il confronto in corso con Gazprom Export “per confermare espressamente l’allocazione a carico di Gazprom Export stessa di ogni eventuale costo o rischio connesso alla diversa modalità esecutiva dei pagamenti“. Come dire: alla luce dei fatti, il rischio di cambio non è certo carico del compratore.
In poche parole, di fatto Eni paga in euro, non in rubi: Gazprom Export e le stesse autorità russe competenti hanno infatti confermato che “la fatturazione (effettivamente giunta ad Eni nei giorni scorsi nella valuta contrattualmente corretta) e il relativo versamento da parte di Eni continueranno a essere eseguiti in euro, così come contrattualmente previsto”. Oltretutto, “Gazprom e le autorità russe hanno anche confermato che le attività operative di conversione della valuta da euro a rubli saranno svolte da un clearing agent operativo presso la Borsa di Mosca entro 48 ore dall’accredito e senza coinvolgimento della Banca Centrale Russa“. Quindi, nel caso di ritardi o impossibilità tecniche nel completare la conversione nei tempi previsti non ci saranno impatti sulle forniture“.
Dunque, come tiene a rimarcare l’esperto senior fellow del think tank bruxellese Bruegel, Simone Tagliapietra, ”paradossalmente, Gentiloni e Timmermans dicono la stessa cosa, anche se può apparire contraddittorio. E appare tale perché attualmente ci troviamo ancora in una zona grigia, dove non si è chiarito se vi saranno ripercussioni per quelle aziende che, pur pagando in euro/dollari, aprono un conto in rubli. Ci si attende che la Commissione Europea faccia presto chiarezza su questo fronte, con una posizione chiara e risolutoria“.
Max