(Adnkronos) – Che le materie prime sarebbero diventate un terreno di scontro, e quindi una profonda criticità, era prevedibile. Che venissero a mancare, insieme, gas, grano e acqua meno. Le conseguenze della guerra in Ucraina dopo l’invasione della Russia e di una crisi geopolitica che tende quotidianamente ad allargarsi, si sommano al cambiamento climatico. Sembra una tempesta perfetta che riporta indietro a periodi lontani della storia. Parlare di carestia e di siccità come fatti concreti, e non come rischi potenziali, sposta l’attenzione sull’economia reale, anche se restano stretti i legami con le potenziali turbolenze finanziarie, visto che anche i mercati scontano il rialzo dell’inflazione e la politica monetaria necessaria a contenerla.
L’allarme arriva da più fronti. Partendo da quello industriale, le parole del presidente di Confindustria Carlo Bonomi restituiscono la percezione del rischio che si sta correndo. “Non possiamo non guardare con grande preoccupazione l’escalation congiunturale dei prezzi delle materie prime e dei prezzi dell’energia inimmaginabili solo un anno fa”, un incremento che sta colpendo le famiglie ma “che sta erodendo i margini del sistema industriale proprio in una fase in cui è necessario investire di più in fonti sostenibili”.
In questa fase, parlando di materie prime, si parte dal gas. Con le forniture russe che arrivano a singhiozzo e una dipendenza da Mosca che non si può azzerare all’istante, ma che ha bisogno di mesi e di lavoro sulle nuove importazioni e anche sulla produzione nazionale, resta cruciale l’ipotesi di istituire un tetto europeo alla quotazione del gas. L’ipotesi sarà discussa dal Consiglio europeo giovedì e venerdì, con la proposta italiana di fissarlo tra 80 e 90 euro per MWh. “Bisogna sostenere il governo nella regolamentazione del prezzo del gas a livello europeo per contenere la forte speculazione che ha portato al rialzo il prezzo dell’energia elettrica”, rilancia Bonomi, auspicando “che in sede comunitaria prevalga buonsenso e solidarietà fra gli stati membri in un momento così difficile”. Anche perché “nel caso in cui dovessero scattare dei meccanismi di interruzione del gas, i settori produttivi sarebbero i primi ad essere chiamati a ridurre i consumi con effetti rilevanti sulla crescita economica del paese”.
Se del gas la Russia fa un ‘uso politico’, copyright di Mario Draghi, Mosca utilizza il grano compiendo ‘un crimine di guerra, e in questo caso le parole sono dell’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell. La realtà dice che il grano è ancora fermo nei porti ucraini e che i russi ne hanno rubato e spostato in quantità. La conseguenza è che molti Paesi, soprattutto in Africa, sono letteralmente alla fame. Il rischio che si passi attraverso una gigantesca carestia è più concreto di quanto si pensi. Poi, c’è la mistificazione della realtà. Quella che arriva con la propaganda russa. ”Ci sarà più grano nel mondo”, i suoi livelli di produzione e di commercio sono in aumento rispetto agli anni scorsi. Ma se si dovesse registrare una penuria, questa sarebbe causata dalle ”sanzioni occidentali” e dalle politiche dei ”regimi dell’Occidente”, argomenta la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova che, citando una serie di statistiche, parla di un aumento del grano a disposizione.
L’altra materia prima che manca è l’acqua. In questo caso il conflitto in Ucraina non c’entra, almeno direttamente. E’ il cambiamento climatico, con la carenza di pioggia e le temperature oltre le medie stagionali, a innescare una spirale che può portare a una grave siccità. La carenza di acqua si intreccia però con le difficoltà nell’approvigionamento di energia. “Di questi tempi, siccome non ci facciamo mancare nulla, la politica dell’acqua non è scorrelata completamente dalla politica energetica. Stanno chiudendo centrali idroelettriche perché non c’è flusso, non riusciamo a raffreddare quelle termoelettriche e rischiamo di abbassare la produzione”, fa notare il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.
Per non tornare indietro nella storia, e scongiurare carestia e siccità, servono decisioni e politiche coerenti, che tengano insieme in un difficile equilibrio quello che si può fare a livello nazionale, quello che si può fare a livello europeo, e quello che è indispensabile fare a livello globale.
(di Fabio Insenga)