Appena ieri, come abbiamo scritto, fonti autorevoli interne all’esecutivo hanno rassicurato circa la situazione energetica, spiegando che il governo sta fra l’altro finendo di mettere a punto un ‘piano risparmio’, che non dovrebbe escludere anche la possibilità di nuovi interventi per ‘calmierare’ i continui aumenti dei prezzi di gas e luce. Ad oggi, è stato poi precisato, siamo sì – per ovvi motivi – in uno stato di pre-allerta, ma comunque al primo dei tre livelli che poi portato all’emergenza. Tuttavia, lo sbalzo che in meno di tre giorni ha portato il prezzo del gas da 300 a 317 euro al MWh, inquieta, e non poco.
Ma anche oggi da Palazzo Chigi hanno rassicurato spiegando che “Il gas c’è, non c’è motivo di pensare a razionamenti, semmai il problema è un altro, ovvero il rigassificatore. Se non se ne realizza almeno uno in tempi stretti, nel 2023 andremo in emergenza, soprattutto non potremo affrancarci, come stiamo facendo, dal gas russo. Cinque miliardi di metri cubi di gas resterebbero fuori perché senza un ‘contenitore’ dove poterli accogliere appunto, e questo nonostante gli accordi stretti dal governo per diversificare: sarebbe la beffa più grande“.
Anzi, aggiungono, addirittura, i tubi di raccolta italiani sarebbero ‘pieni’, e dunque occorre altro spazio per stipare le riserve di Gnl (il gas liquido). A riprova di questa ‘abbondanza’, l’impegno da parte del governo di mettere a punto un pacchetto di aiuti per le imprese che, con ogni probabilità, avrebbero deciso ieri nel corso di un apposito vertice i ministri Franco e Cingolani, arriverà a settembre.
In particolare, spiegano ancora da Palazzo Chigi, mentre si continua a sollecitare Bruxelles affinché si giunga ad un tetto massimo comune per il prezzo del gas, in soccorso a tutte quelle aziende che continuano ad affermare di essere prossime alla resa, (tanto per cambiare) si agirà intanto sul credito d’imposta e, allo stesso tempo, “ci saranno due pacchetti importanti a prezzi calmierati, uno riguardante il gas e l’altro l’energia elettrica. E’ tutto quello che si può fare“.
Tuttavia, è inutile girarci intorno o tergiversare: il nodo è costituito dalla realizzazione del rigassificatore, e dunque urge al più presto risolvere la questione ‘territoriale’ sul dove realizzarlo. Al momento in pole c’è Piombino (in Toscana), il porto più agevole per consentire l’attracco del cargo carico di Gnl.
Perché tutta questa fretta? Perché, a conti fatti, entro marzo saremo letteralmente ‘saturi’ di gas, e non sapremmo dove stiparlo. Il rischio, serio, è di dover rinunciare a qualcosa come 5 miliardi di metri cubi di gas, invece ‘vitali’ per continuare a sfoltire il fabbisogno che ci lega alla Russia. Se oggi infatti dipendiamo da Mosca per il 18% delle forniture di gas importato, dopo scenderemmo subito al 10%. Un obiettivo che, secondo i piani stilati dal governo, va raggiunto per il 2024, quando potremo affermare di essere finalmente ‘indipendenti’.
Max