Si è spento oggi, all’età di 75 anni, Giampiero Galeazzi. Canottiere, giornalista, stella polare di giovani telecronisti. Appassionato e audace, è stato l’emblema del giornalismo sportivo per 20 anni. Ha inventato le interviste sotto braccio in mezzo al campo, quando le distanze erano azzerato. Si infilava negli spogliatoi per strappare dichiarazioni a caldo.
Li ha intervistati tutti, col suo modo energico e incalzante. Anche Maradona, a petto nudo, dopo lo Scudetto del Napoli, gli ha confidato quanto era felice. Tutto vero, senza filtri. Le risposte non si preparavano prima, era tutto un botta e risposta, pochi schemi. Il calcio di Galeazzi non c’è più, ma lui è rimasto sempre il punto di riferimento per chiunque si avvicinasse al mestiere del giornalista sportivo.
Non ha mai nascosto la sua fede laziale. Era all’Olimpico il 14 maggio del 2000, quando l’OIimpico esplose di gioia per la vittoria della Scudetto biancoceleste. E proprio la Lazio, attraverso le parole del presidente Lotito, ha voluto salutarlo per l’ultima volta: “La Società Sportiva Lazio, con tutti i suoi atleti e tifosi, piange la scomparsa di Giampiero Galeazzi. Una figura legata indissolubilmente allo sport italiano: prima da atleta vittorioso, poi da commentatore passionale e da giornalista acuto e competente”.
Continua il presidente biancoceleste: “La fede laziale di Giampiero era nota a tutti, ma mai è stata fuori dalle righe. In una recente intervista alla Rai, stanco ma mai arreso alla malattia, disse una frase semplice e straordinaria: “Sotto lo stesso cielo, sotto la stessa bandiera. Forza Lazio”. In quel cielo brilla una stella in più”.