Da 14 anni Gabriele e Silvio Muccino non si vedono. Eppure all’inizio delle loro carriere sembravano un tutt’uno. Uno come regista, l’altro come attore. Sempre insieme, fino alla rottura totale che non si è mai ricomposta. E che è arrivata anche in tribunale. A distanza di anni Gabriele Muccino ha parlato della rottura con il fratello, e di tutte le altre vicende della sua vita, all’interno dell’autobiografia ‘La vita addosso’, in uscita il prossimo 12 ottobre.
Il regista, in un’intervista al Corriere della Sera, ripercorre i punti salienti del racconto, tra cui il rapporto con il fratello: “Non lo vedo dal 2007, dopo questo tempo si elabora una sorta di lutto, non ha voluto incontrare me, in nessuna occasione, i miei figli, i miei genitori, mia sorella, ma anche Giovanni Veronesi, Carlo Verdone, ha fatto terra bruciata intorno a sé da tutti quelli che lo hanno amato”.
Ha spiegato Gabriele Muccino: “La sua scomparsa ha lacerato il tessuto familiare, a ognuno manca un fratello o figlio. Rimane inspiegabile, farà lui il bilancio della sua vita. Lui a un certo punto ha fatto dichiarazioni su di me talmente gravi, descrivendomi come uomo violento. Sono state il napalm. Le carte giudiziarie dicono l’opposto, vicenda si è chiusa con archiviazione. Nel libro, ho voluto raccontare tutto, non mi faccio sconti come uomo e padre”.
Tra i due gli ultimi contatti, racconta Gabriele, sono avvenuti tramite avvocati: “In uno degli ultimi due film, cercai di fare una mossa di una forza sovraumana di azzerare tutto ripartendo almeno professionalmente da dove avevamo interrotto, ho scritto un personaggio per lui. Ma non ne ha voluto sapere. Ti risponde con gli avvocati e allora basta così”.