“Nothing is agreed until evertything is agreed”. Il vecchio motto della diplomazia per cui ‘non vi è accordo su nulla finché non vi è accordo su tutto’ vale anche per i negoziati in vista del G20 che si aprono oggi a Roma, alla Nuvola all’Eur, fino a domani, ma la presidenza italiana è fiduciosa. Già da giorni gli sherpa hanno iniziato il lavoro per concordare la dichiarazione finale del summit: il nodo principale resta quello sul clima, mentre gli altri punti dei paragrafi riguardano la risposta sanitaria a future pandemie.
Per quanto riguarda i negoziati sul clima, mentre da parte dei leader del G20 c’è la consapevolezza comune che si tratti di una minaccia esistenziale, d’altro canto le posizioni – che riflettono i diversi gradi di sviluppo dei Paesi presenti nel gruppo – divergono quanto ai tempi di raggiungimento degli obiettivi. Con buona parte degli Stati, Italia in testa, favorevole a raggiungere la neutralità carbonica nel 2050, mentre alcuni, come Cina e Arabia Saudita, per esempio, propendono per una deadline spostata più in là, al 2060.
In questo contesto, dove tra l’altro l’indicazione di un target specifico è qualcosa di tutt’altro che scontato, l’importante è che si arrivi ad un impegno condiviso per zero emissioni nette entro la metà del secolo e che il G20 trovi un terreno comune per agire per raggiungere al più presto questo obiettivo.
E su questo sembrano esserci segnali incoraggianti per un’intesa a Roma, che di fatto potrebbe rafforzare il lavoro alla Cop26, la conferenza dell’Onu sul clima a Glasgow copresieduta da Italia e Regno Unito, che si aprirà il primo novembre, all’indomani del G20. Da cui potrebbe arrivare anche un grande contributo per quanto riguarda i finanziamenti alla lotta ai cambiamenti climatici, nella consapevolezza che la maggior parte dei quasi 190 Paesi firmatari degli accordi di Parigi ha bisogno di molti soldi per gestire la transizione ecologica verso un nuovo modello di sviluppo sostenibile.
Intanto, alla ministeriale Energia e Clima del 23 luglio scorso a Napoli, è stato per la prima volta riconosciuto da parte del G20 che gli impatti di un innalzamento delle temperature globali contenuto entro il limite di 1.5° sarebbero ben inferiori a quelli legati ad un innalzamento di 2 gradi centigradi.
Gli altri due grandi tema del vertice di oggi e domani saranno la salute e lo sviluppo sostenibile e su come si debba ‘approfittare’ della pandemia per ricostruire meglio le nostre economie sulla base dei piani nazionali, che sotto diversi formati e definizioni, sono stati messi a punto da tutti i Paesi e per rafforzare la capacità di risposta a future pandemie. In questo caso sulla base del principio ‘One health’, secondo quanto approvato al Global Health summit di Roma del maggio scorso, per cui bisogna guardare a esseri umani, animali e ambiente come a un unico ecosistema.
Infine, sul fronte dei vaccini, verrà ribadito il forte impegno ad accrescerne la disponibilità nel mondo, ma non ci saranno nuove cifre rispetto a quanto concordato a maggio dai vari Paesi a livello nazionale, dalle organizzazioni regionali come l’Ue e da Big Pharma, per un totale di circa 1,3 miliardi di dosi ai Paesi a basso e medio reddito. Questo non vuol dire che i Paesi ricchi possano ritenersi necessariamente soddisfatti, ma il problema non riguarda solo la disponibilità dei vaccini, ma anche la loro distribuzione e somministrazione, perché per farlo in modo sicuro c’è bisogno di sistemi sanitari ed efficienti. E in questo il G20 avrà un ruolo fondamentale per aiutare i Paesi che ne hanno bisogno.