Stretta di mano, pugno, mano sul cuore. Il primo G20 in presenza dopo la pandemia ha presentato subito un vero dilemma ai leader venuti a Roma per il summit: come salutare. Un tema di non poco conto, visto che il vertice dei Grandi si aperto proprio con Mario Draghi a fare gli onori di casa accogliendo e salutando tutti i ‘colleghi’ al loro arrivo alla Nuvola dell’Eur.
Alla fine le soluzioni sono state le più disparate, con un timido ritorno della stretta di mano senza che però si sia registrato il tramonto del saluto col pugno, uno dei ‘regali’ della pandemia da Covid. Di fronte a Draghi, per esempio, ha optato per una energica ‘shaking hands’, con le due mani sovrapposte, l’indiano Modi. Lo stesso, senza esitazioni, hanno fatto altri leader come Boris Johnson o il segretario generale dell’Onu Guterres.
Mentre Angela Merkel è rimasta fedele al saluto con il pugno. Il presidente brasiliano Bolsonaro non ha mostrato dubbi, scegliendo la formula di un inchino di fronte al premier. Mentre è stata molto calorosa Ursula von der Leyen, che ha afferrato gli avambracci di Draghi aprendosi in un caloroso sorriso. Lo stesso format utilizzato da Macron.
Con qualche esitazione si è presentato invece Erdogan, forse memore della recente polemica a distanza con Draghi dopo le sue parole sulla Turchia: il presidente turco ha prima ha appoggiato la mano sul cuore e solo in un secondo momento si è lanciato in una stretta di mano.
Ma il saluto, e il linguaggio del corpo, non è solo forma. Resta infatti fondamentale in tutti i vertici internazionali. In particolare in questo G20 che ha visto di nuovo i Grandi insieme dopo il Covid, tutti pronti a cogliere ogni preziosa occasione per scambiare impressioni con i colleghi al di là del rigido protocollo del vertice. Così il tema saluto si è riproposto per le varie sessioni di lavoro del summit. Ne sa qualcosa la Merkel, che per salutare la regina Maxima di Olanda e fare due chiacchiere in una pausa ha scelto di rinunciare alla mascherina, mantenendo però il saluto con il pugno in luogo di un ravvicinato abbraccio o stretta di mano.
E ne sa qualcosa anche Boris Johnson, che con Draghi ha animato un simpatico siparietto proprio alla ripresa della sessione pomeridiana: il premier britannico, avvicinato il presidente del Consiglio per un faccia a faccia informale, ha prima tentato di salutarlo con una stretta di mano, tentativo fallito. Poi ha cercato le nocche del premier, invano. E alla fine ha optato per un amichevole pugno sulla spalla di Draghi.