I collettivi e i coordinamenti studenteschi romani uniti ai Fridays for future si mobilitano in prossimità del vertice del G20 per essere ascoltati da chi “parla del futuro senza considerare la loro voce” e contestare “le contraddizioni del tempo scuola” che invece di promuovere il diritto allo studio per come è congegnato uccide il desiderio di imparare e crescere dei nostri giovani. Ne parla con l’Adnkronos Luca Ianniello, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi annunciando l’appuntamento di domani a Largo Ugo La Malfa (Circo Massimo) alle ore 9:30 per andare verso il Miur in corteo e afferma: “Siamo stufi delle giustificazioni, delle scuse, delle finzioni. Siamo il grido di una generazione senza futuro, che vuole conquistarsi un presente da protagonisti”.
“Vogliamo portare in piazza la visione di un’intera generazione sui temi di cui parleranno i capi di Stato. Partendo dalla scuola e prendendo posizione sul nuovo modello di società verso cui desideriamo andare. Va rivisto il tempo scuola nel senso non di un aumento di ore ma di come si sta a scuola: meno momenti frontali, più didattica mista, meno compiti a casa e più percorsi personalizzati. Oggi non emerge chi è più bravo, ma chi è più adatto a questo sistema”.
“Viviamo un modello scolastico pieno di contraddizioni, evidenziate dalla pandemia, che opprime studenti e studentesse in aule piccole ed opprimenti con valutazioni fini a sé stesse, che causano ansia, stress e malessere quotidiani con cui siamo costretti a convivere dentro e fuori i luoghi di formazione, che dovrebbero essere luoghi di dibattito, cultura e inclusione, nei quali invece si respira solo aria di competitività, esclusione e disagio. Mentre siamo costretti a uscire a pomeriggio inoltrato, annullando ogni forma di socialità e attività extra-scolastica che non sia lo studio”.
“Pretendiamo di essere ascoltati perché noi abbiamo ben chiaro quale è il futuro in cui vogliamo vivere, e vogliamo contribuire a costruirlo – si legge in una nota – Venerdì scendiamo in piazza perché non possiamo accettare una società dove la disoccupazione giovanile è alle stelle, dove i luoghi di lavoro che andremo a popolare si macchiano sempre più spesso di soprusi e di morti e dove vediamo costantemente calpestare i nostri diritti. Scendiamo in piazza perché pretendiamo che la nostra salute venga tutelata, a partire dalle scuole, dove è necessario e fondamentale riformare i Cic e l’assistenza psicologica, fino ad arrivare a costituire un modello sanitario realmente pubblico e accessibile”.
“Scendiamo in piazza perché vogliamo degli investimenti seri in una riconversione ecologica di questo paese, a partire dalla chiusura di tutte le multinazionali e le aziende che devastano ogni giorno il nostro pianeta. Scendiamo in piazza perché siamo il grido di una generazione senza futuro, ma che vuole conquistarsi un presente da protagonisti. Abbiamo la possibilità di farci sentire in una città che sarà blindata per la presenza dei capi di stato del G20, che si riuniranno per decidere le parole d’ordine del futuro, e abbiamo la responsabilità di essere noi, future cittadine e cittadini del mondo, a gridare che un’alternativa è possibile e che vogliamo proporla noi – concludono – senza poter delegare questo compito a nessun’altro”.