Siamo abituati a goderci la magnificenza degli arredi, la preziosità dello storico foyer, per non parlare della precisa eleganza degli orchestrali, insomma, quando pensami al Teatro dellOpera, si è inevitabilmente portati ad una proiezione ottocentesca, popolata da gran dame e uomini in frac.
Spesso però la realtà è ben lontana dalle apparenze e, come già accade da moltissimi anni, anche qui la crisi continua da anni ad erodere fondi e mezzi, costringendo spesso le cosiddette maestranze a condizioni di lavoro spesso più che sacrificanti.
Per dare unidea di cosa stiamo parlando basta riferirsi a stamane quando, su un muro è comparsa la scritta – poco rispettosa ma abbastanza eloquente – “Orari minimi, salari da fame. Fuortes padrone infame.
Un chiaro e forte richiamo nei confronti del contestato Carlo Fuortes, sovrintendente del Teatro dellOpera di Roma, o come amano ancora chiamarlo i romani, il Costanzi.
Lepiteto, scritto sopra un cartello bianco incollato alle mura perimetrali del tempio della lirica capitolino, non sarebbe stato visto dal diretto interessato. Avvicinato infatti dai giornalisti in occasione della presentazione della prossima stagione (2019-2020), dellAccademia di Santa Cecilia, tenutasi stamane, Carlo Fuortes avrebbe minimizzato laccaduto. Limitandosi a ripetere davanti ai taccuini ed ai microfoni dei giornalisti: “Non lho vista, me lhanno detto. No comment.
Spiace sapere che una simile risorsa della cultura versi in tali condizioni, soprattutto per tutte quelle famiglie che stanno vivendo questo antipatico momento di disagio economico
M.