“Ho fatto con lei i film più belli, è stata la mia maestra, senza di lei sarei rimasto un perito tecnico: mi ha forgiato come il pongo”. Così Giancarlo Giannini nell’elogio funebre per Lina Wertmuller. Si sono tenuti questa mattina, nella Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo a Roma, i funerali della regista morta due giorni fa a 93 anni.
Un applauso, come quelli che hanno accompagnato le sue opere artistiche, ha accolto l’arrivo del feretro in piazza e il suo ingresso nella chiesa.
“Abbiamo perso una grande donna e una grande regista: senza di lei non avrei fatto nulla”, ha detto ancora Giannini, tra i primi ad arrivare in chiesa, con voce rotta dalla commozione .
“Si fa fatica a pensarla chiusa lì in una bara di legno, si sarà già rotta di restare chiusa lì dentro…”. Usa i toni dell’ironia, quelli preferiti da Lina Wertmuller, il nipote Massimo nell’elogio funebre. “Rendere pubblico un dolore così intimo un po’ lo inflaziona – confessa – quando ci lascia un maestro, come era Lina Wertmuller, si rimpiange il suo genio ma anche un modo di vivere e di essere da grande intellettuale: una figura che manca molto in questo periodo”.
“Mi ha fatto fare cose che non avrei mai pensato di fare: è stata la mia mamma artistica e farà sempre parte della mia vita”. Con queste parole Rita Pavone – protagonista del ‘Giornalino di Gianburrasca’ – ha ricordato la regista.
“Ha raccontato umili e oppressi, mettendosi sempre dalla loro parte, con intelligenza e ironia, ‘cantando per chi non aveva fortuna’, come recita il brano di ‘Film d’amore ed anarchia’. La sua straordinarietà era nel raccontare l’ordinarietà della gente comune”. A sottolineare questa ‘cifra’ di Lina Wertmuller, durante i suoi funerali don Walter Insero, amico personale della regista. “Ricordiamo una grande artista, una donna che esprimeva e comunicava la sua gioia di vivere, che si era definita ‘regista del buonumore’ e che amava Papa Francesco perché diceva che lui arrivava al cuore delle persone con la sua simpatia. Lei ha trasmesso simpatia attraverso le sue opere, anche con quegli occhiali bianchi che erano il suo segno distintivo”, ha affermato il religioso.
“Aveva una naturale tendenza a camminare dal lato assolato della strada, come sottolineava parafrasando Louis Armstrong. Mi colpiva di lei il suo essere una donna semplice, nonostante il grande successo e i premi internazionali: non badava ai riconoscimenti pur apprezzandone il valore”. Don Walter osserva che “Lina ha conservato per tutta la sua vita la sua anima di scugnizza, non ha mai soffocato la bambina che era dentro di lei. Ricordava, citando Fellini, che la vita è una festa e va vissuta insieme. Diceva di non lasciare che sia la vita a giocare con te ma di giocare tu con la vita”. E Lina Wertmuller sapeva giocare veramente bene…