“Pur integrando all’interno del suo parere definitivo alcune osservazioni avanzate da Anafe, il Rapporto del Comitato Scheer (Scientific Commitee on Health, Environmental and emerging risk) organo consultivo della Commissione europea, ha continuato ad avere un approccio conservativo e di massima precauzione, oltre che ad analizzare gli effetti dello svapo solo in termini assoluti, senza procedere a un paragone rispetto alle tradizionali sigarette, che ancora oggi sono la causa di circa 700.000 decessi ogni anno nell’Unione europea”. Lo afferma all’Adnkronos Salute Umberto Roccatti, presidente di Anafe Confindustria – Associazione nazionale produttori fumo elettronico.
“Le conclusioni del report – aggiunge Roccatti – risultano ancora troppo parziali se si considera che quasi tutti i dati e le basi scientifiche richiamate provengono dal mercato Usa, dove la regolamentazione è estremamente meno stringente rispetto a quella europea e dove le abitudini di consumo di tali prodotti si sono evolute in maniera sensibilmente differente rispetto al Vecchio Continente. In Europa, infatti, la sigaretta elettronica è già stata riconosciuta da alcune autorità, in primis da quelle di salute pubblica inglese, come un valido strumento per la cessazione. Pertanto, in considerazione di questo caos di informazioni, nei giorni scorsi abbiamo deciso di promuovere insieme a Liaf (Lega Italiana Antifumo) la petizione su Change.org “Fumo o Svapo: ho il diritto ad una scelta consapevole”. Tra gli obiettivi dell’iniziativa: difendere il diritto dei cittadini ad avere una corretta ed esaustiva informazione sulle sigarette elettroniche”.
“Le conclusioni prodotte dallo Scheer – conferma Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR Centro di ricerca internazionale per la riduzione del danno da fumo dell’Università degli Studi di Catania – omettono, in maniera sorprendente, qualsiasi valutazione scientifica della riduzione del danno da fumo e dimostrano l’inosservanza da parte della Commissione di tutte le basilari norme di condivisione e ascolto. Migliaia di studi scientifici hanno già dimostrato che, per chi non riesce a smettere di fumare da solo, il passaggio a prodotti privi di combustione riduce il danno da fumo correlato fino al 95%. Sappiamo che per i soggetti affetti da alcune patologie, come ipertensione arteriosa, diabete, Bpco e addirittura schizofrenia, il passaggio alle elettroniche rappresenta la soluzione più efficace per ridurre e smettere completamente di fumare”.
“Sappiamo – evidenzia Roccatti – che la percentuale degli italiani che si rivolgono al Servizio sanitario nazionale per farsi aiutare a smettere di fumare è irrilevante, appena lo 0,1% del totale, lo 0,05% ogni anno riesce nell’intento. Ecco perché il Piano di lotta contro il cancro voluto dall’Ue, che tra gli obiettivi ha la riduzione della percentuale dei fumatori all’interno dell’Unione europea dal 25% al 5% entro il 2040, rischia di rimanere irrealizzabile se non viene aiutato, per quei fumatori che non riescono o non vogliono smettere, tramite i prodotti a rischio ridotto come la sigaretta elettronica. Riteniamo infatti che la e-cig sia lo strumento per raggiungere una disassuefazione di massa dal fumo e dal tabacco e chiediamo che le Autorità sanitarie appoggino come strumento anche di secondo livello, dopo le pratiche di cessazione assistita, che però sappiamo essere rivolte ad un numero molto esiguo di fumatori, l’approccio del rischio ridotto, e alle Istituzioni finanziarie chiediamo di non ostacolare questo percorso”, conclude.