“Abbattere la percentuale dei fumatori all’interno dell’Unione europea dal 25% di oggi al 5% nel 2040 è uno degli obiettivi contenuti nel Piano contro il cancro promosso dalla Commissione Ue. Smettere del tutto di fumare è la meta da raggiungere. Tuttavia, chi non smette ha il diritto di sapere se esistono alternative migliori, conoscendone rischi e benefici rispetto alle sigarette tradizionali. Noi riteniamo che la sigaretta elettronica possa essere uno strumento di enorme aiuto alle politiche di Salute pubblica per arrivare a questo obiettivo”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Umberto Roccatti, Presidente di Anafe Confindustria – Associazione nazionale produttori fumo elettronico.
“Come Anafe, associazione che raggruppa i principali produttori e distributori di prodotti di fumo elettronico – afferma Roccatti – insieme alla Liaf (Lega italiana antifumo) abbiamo da poco lanciato una petizione su Change.org, che invito tutti a firmare, dal titolo ‘Fumo o Svapo: ho il diritto ad una scelta consapevole'”.
Motivo della petizione, accompagnata dagli hashtag #smettocomevoglio #hodirittodisapere, la spiega lo stesso Roccatti: “Abbiamo promosso questa raccolta di firme per chiedere al Governo italiano e, in particolare al ministero della Salute, di farsi portavoce in tutte le sedi competenti a livello europeo, affinché le istituzioni sanitarie dell’Ue e i Comitati scientifici connessi promuovano un’analisi comparata dell’impatto sanitario della sigaretta elettronica rispetto al fumo tradizionale, attraverso un’estensione e un’integrazione del lavoro del Comitato Scheer (Scientific Commitee on Health, Environmental and emerging risk) organo consultivo della Commissione europea, con l’obiettivo di tutelare il diritto a una scelta informata di tutti i cittadini e consumatori, validando definitivamente gli ormai innumerevoli studi indipendenti che indicano molteplici differenze tra lo svapo e le normali sigarette e fornendo una risposta a quei fumatori (oggi l’80% del totale) che non riescono o non vogliono smettere di fumare e per i quali le attuali strategie sanitarie risultano inefficaci”.
“Recentemente – prosegue Roccatti – il Comitato Scheer ha dato un parere ambivalente sulla sigarette elettronica. Ma soprattutto ha dato un parere monografico analizzando la sigaretta elettronica senza porla in relazione al tabacco combusto. Questa è la nostra forte contestazione, perché ad utilizzare la sigaretta elettronica sono i fumatori che non riescono o non vogliono smettere di fumare, ovvero la stragrande maggioranza. Quindi pensiamo che i cittadini abbiamo il diritto di sapere quali sono le differenze di tossicità e di rischio tra il tabacco tradizionale e le e-cig”.
Nel 2021, “con ormai numerosi studi scientifici indipendenti a supporto – ancora Roccatti – e con il parere favorevole di molteplici autorità sanitarie di tutto il mondo, riteniamo inaccettabile non considerare i vantaggi delle sigarette elettroniche nel processo di cessazione dal fumo tradizionale e tantomeno non analizzare i loro rischi e benefici in maniera comparata rispetto alle sigarette. Decine di ricerche internazionali, e mai confutate, hanno dimostrato che l’uso delle e-cig è di gran lunga meno dannoso del tabacco tradizionale. Si veda, ad esempio, il Public Health England, che ha evidenziato come il vaping sarebbe almeno il 95% meno nocivo rispetto al fumo tradizionale. Per questo motivo, chiediamo alle Istituzioni di prendere una posizione in merito, soprattutto per quei fumatori che non riescono o non intendono smettere di fumare”.
Milioni di fumatori nel mondo – secondo Ezio Campagna, presidente della Lega italiana antifumo – hanno scelto di passare allo svapo come soluzione meno dannosa. “Questi strumenti – conclude – garantiscono al fumatore un’esperienza sensoriale simile a quella del fumo ma senza i danni provocati dalla combustione e la presenza degli aromi risulta efficace anche nel processo di cessazione”.