(Adnkronos) –
Nessuna indicazione che l’uso di sigarette elettroniche sia più dannoso per la salute del cuore rispetto al fumo convenzionale, il passaggio dalle sigarette tradizionali alle elettroniche potrebbe tradursi in benefici per la salute. È quanto emerge dall’ultima review del team di ricercatori di ‘In Silico Science’, progetto coordinato dal CoEHAR, Centro di eccellenza internazionale per la ricerca sulla riduzione del danno da fumo dell’università di Catania, il cui scopo è quello di reperire ed analizzare la letteratura scientifica di settore in merito ai possibili effetti delle e-cig.
Lo studio condotto da Renée O’Leary, ricercatrice del CoEHAR , tra i massimi esperti nel campo delle revisioni sistematiche, ha valutato le prove di ricerche cliniche condotte su un campione reale di fumatori per capire quali siano gli effetti sulla salute vascolare dopo la sostituzione delle sigarette convenzionali con quelle elettroniche.
Lo studio – dettaglia una nota – ha incluso 25 ricerche, tra il 31 gennaio e il 29 aprile 2021, per un totale di 1.810 partecipanti fumatori. Gli autori hanno scoperto che quasi i due terzi dei test condotti non mostrano differenze significative nei parametri di frequenza cardiaca, pressione sanguigna e altri test cardiovascolari rispetto al fumo combusto. Inoltre, i ricercatori hanno valutato i dati provenienti da due studi clinici secondo i quali l’uso di e-cig comporterebbe alcuni benefici: i partecipanti con ipertensione, infatti, hanno manifestato una riduzione clinicamente significativa della pressione sistolica dopo un anno di utilizzo della sigaretta elettronica.
“La nostra review fornisce dati dettagliati e aggiornati sulle possibili implicazioni in termini di salute cardiovascolare derivanti dall’uso di sigarette elettroniche – affermato Renée O’Leary, ricercatrice del CoEHAR e autrice dello studio -. I risultati infatti supportano l’idea che l’uso di e-cig non aggiunga alcun rischio cardiovascolare e rileva che i fumatori che decidono di passare al fumo elettronico potrebbero trarre benefici. Però, come emerso da altre review, abbiamo osservato lacune metodologiche negli studi analizzati, in larga parte dovute al design e alla struttura delle ricerche, che non rispecchiano le normali condizioni di svapo, e limitazioni come campioni di studio troppo ridotti o una mancanza nell’accertamento di una pregressa abitudine tabagica”.
Per quanto riguarda eventuali limiti o difetti metodologici – prosegue la nota – 20 studi sono stati classificati come ad alto rischio di parzialità e 5 a rischio moderato. Tra le problematiche più comuni, la revisione ha evidenziato che 7 studi presentavano lacune legate ai partecipanti: i soggetti o erano di un unico genere, oppure, appena entrati nell’età adulta, o dichiaravano schemi di consumo del tabacco eccezionalmente bassi o troppo elevati. I ricercatori hanno inoltre sottolineato come la fiducia nei risultati venisse in molti casi compromessa a causa dei campioni di studio troppo ridotti: un dato rilevante per circa la metà degli studi analizzati. Alcune ricerche, inoltre, hanno utilizzato protocolli che non rispecchiano le normali condizioni di uso da parte degli svapatori.
Tra i requisiti necessari all’inclusione, gli studi dovevano contenere gruppi di confronto di soggetti fumatori o un test per i partecipanti che avevano sostituito il fumo combusto con quello elettronico. Sono stati così selezionati 8 studi americani, 6 inglesi, 4 italiani, 2 studi condotti in Germania e uno studio per ciascuna delle seguenti nazioni, Belgio, Grecia, Indonesia, Polonia e Sud Africa. Le ricerche riguardavano un campione totale di 1.810 fumatori di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Per quanto riguarda la metodologia, 11 studi sono stati condotti su un campione di svapatori pari o inferiore a 20. Inoltre, i ricercatori hanno riscontrato differenze nella tipologia di device per il vaping studiati, sottolineando come i dati provenienti dalle prime tipologie di e-cig potrebbero non trovare riscontro con i modelli attualmente in circolazione. In aggiunta, diversi studi non considerano la pregressa abitudine tabagica. Gli autori – conclude la nota – esortano i ricercatori a dedicare particolare attenzione alla struttura al design dei propri studi per fornire dati di elevata qualità in merito alle strategie di riduzione del danno.