La strategia di lotta al cancro promossa dalla Commissione europea con lo Europe’s Beating Cancer Plan “è corretta sul piano teorico”, perché punta “ad eliminare il fumo e chiede comportamenti virtuosi nel mangiare la carne o bere gli alcolici. Ma una cosa è mettere a fuoco le cause dei tumori, altra è realizzare gli obiettivi. Eliminare il consumo di alcolici lo reputo utopistico, così come azzerare quello di carne e pensare di far smettere di fumare dall’oggi al domani. Ma soprattutto pensare di farlo con divieti e tassazioni. Si deve capire che la repressione e le regole non sono l’unica strada possibile. Come si aiutano le persone che non riescono a cambiare abitudini? Il vecchio modello del proibizionismo è fallimentare”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Fabio Beatrice, docente della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università degli Studi di Torino e direttore del Centro antifumo San Giovanni Bosco di Torino.
Secondo l’esperto, “occorre chiarire come la strategia delle regole ferree e della tassazione non arriva a risolvere il problema della dipendenza. Serve – suggerisce – la promozione della cultura e del concetto di salute, che viene ancora prima della prevenzione. Sul fumo abbiamo delle certezze, le linee guida italiane e europee sul tabagismo sono efficaci – ricorda Beatrice – anche se in realtà prevedono una strategia per gli 8mila fumatori che frequentano i centri antifumo, ma in Italia abbiamo 12 milioni di fumatori, vuole dire che ti perdi quasi tutti. Poi va detto che le attuali strategie funzionano solo in un caso su due. Cosa facciamo con chi fallisce un percorso? Perché il fumo elettronico e i prodotti a rischio ridotto non vengono presi in considerazione?”.
“Pensare, come ha affermato la Commissione europea, di intervenire solo sulla dipendenza da nicotina – rimarca il docente – vuole dire non aver esperienza del problema del tabagismo. A chi vive la dipendenza non interessa minimamente che si aumentano le tasse sui prodotti del tabacco. Gli inglesi hanno scelto la via della riduzione del rischio e sta funzionando, ci sono i dati. Non abbiamo certezze sul fatto che il fumo elettronico possa aiutare a smettere, ma sappiamo invece che è utile per ridurre il rischio tabagico da combustione”.
“Il passaggio di un fumatore alle sigarette elettroniche o ai dispositivi a rischio ridotto descrive il desiderio di avere un’attenzione per la propria salute ed è un aspetto che deve essere preso in considerazione dalle istituzioni”, conclude Beatrice.