Ennesima fumata nera, e siamo ad otto, del Parlamento riunito in seduta comune alla Camera per la scelta del giudice della Consulta. Non va a buon fine dunque il tentativo della maggioranza, definito dall’opposizione come un “blitz della Meloni”, di far eleggere (363 i voti richiesti, vale a dire i 3/5 dei 605 parlamentari) il giurista Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi voluto dalla premier e considerato il padre del ddl di riforma costituzionale del premierato. Numeri alla mano, i presenti e votanti sono stati 342 con 323 schede bianche, 10 nulle, e 9 ‘preferenze disperse’.
Aggiornamento ore 9.00
“Ci siamo sentiti e coordinati, compatti li abbiamo fermati, ora serve il dialogo”, esulta la segretaria del Pd Elly Schlein, rivendicando l’unità dei partiti di minoranza che senza ricorrere all’Aventino non hanno partecipato al voto, entrando in Aula ma senza ritirare la scheda. La scelta di optare per la scheda bianca nel centrodestra sarebbe maturata ieri prima delle 11.
Aggiornamento ore 12.01
In una nota i capigruppo di maggioranza avvertono: “I nostri parlamentari voteranno, per l’ultima volta, scheda bianca, auspicando che anche nell’opposizione prevalga il rispetto delle istituzioni piuttosto che le logiche di parte”. Al termine della nuova fumata nera però i meloniani non ci stanno e lasciano intendere, almeno in pubblico, che Marini sarà riproposto la prossima volta, perché “non c’è nessun conflitto di interessi”, assicurano da Fdi: basti pensare al caso del consigliere giuridico del presidente del Consiglio Mario Draghi Marco D’Alberti, diventato giudice costituzionale pur avendo avuto in precedenza un incarico a Palazzo Chigi.
aggiornamento ore 15.12