Home ATTUALITÀ Fratello vittima Ustica scrive ad Amato

    Fratello vittima Ustica scrive ad Amato

    (Adnkronos) – “Egregio Signor Presidente Giuliano Amato, a seguito delle sue articolate dichiarazioni sulla Strage di Ustica, non può farsi a meno di apprezzarne, ancorché tardiva, la volontà di gettare luce su una vicenda che non fa onore al nostro Paese, non fa onore alle nostre forze armate e non fa onore ai tanti governi che per 43 lunghi e interminabili anni hanno di fatto, ostacolato ogni tentativo di giungere ad una verità”. Inizia così la lettera, visionata dall’Adnkronos, che Anthony De Lisi, fratello di Elvira De Lisi e zio di Alessandra, due delle 81 vittime della strage di Ustica del 27 giugno 1980, scrive all’ex Presidente del Consiglio Giuliano Amato, che l’Adnkronos. “Verità questa, non tanto giudiziaria, ma che in qualche modo potesse restituire credibilità ad uno Stato troppo connivente con quanti a vario titolo e per vari interessi, pur sapendo, hanno sempre taciuto”, spiega De Lisi che da 43 anni si batte per avere giustizia e verità sulla morte della sorella e della nipotina. 

    “Non è mai troppo tardi per chiarire i misteri di questo nostro Paese e per cercare di ridare credibilità alle massime istituzioni che, laddove accertata la loro responsabilità, dovrebbero essere chiamate a risponderne – sottolinea De Lisi nella lettera ad Amato – Ella, Signor Presidente, ben sa che i crimini di guerra non sono coperti da prescrizione per un diritto vivente sovranazionale che prevale su ogni altra forma di legge. Come Ella stesso ha perfettamente sottolineato, la sera del 27 giugno 1980 su i cieli di Ustica ebbe luogo un vero e proprio scenario di guerra che vide coinvolti più Stati”. 

    “Posso assicurarLe e mi auguro anche col Suo autorevole ausilio, che intraprenderò un’azione avanti il competente Tribunale Penale Internazionale, non certo per voglie risarcitorie o di una “Giustizia riparativa”, ma per far sì che gli 81 civili barbaramente trucidati nel cielo di Ustica siano ricordati come vittime civili di un’azione di guerra da altri voluta, decisa e messa in atto. Con sincera stima, Le porgo ogni ossequio”.