Tra le enormi incongruenze che caratterizzano il nostro Paese, quello che veramente impressiona è che, mentre da un lato rivendichiamo (ma purtroppo, vista l’aria che tira, si parla già del passato) di ‘diritto’ un posto fra le prime cinque potenze industriali del pianeta, dall’altro siamo contemporaneamente schiacciati da un debito pubblico che nemmeno in Africa!
Ed in tutto ciò, a sentire parlare i nostri istitutori (che sembrano attingere a piene mani da un classico della cultura romana): “Non c’è problema!”. Basta infatti un ‘piccolo’ scostamento di bilancio, o la dicitura ‘emergenza’, ed il gioco è fatto.
Debito pubblico, Franco: “E’ uno strumento molto importante da utilizzare però con una certa cautela”
Ma le cose non stanno affatto così o meglio, non è affatto come sembra. A spiegarlo, ed anche con toni abbastanza preoccupati, è stato l’attuale ministro dell’Economia il quale, avendo lungamente lavorato accanto ad un manager dell’economia del calibro di Mario Draghi – ex presidente di Bankitalia prima, e della Bce dopo – ha ben chiari i meccanismi: ”Il debito pubblico è uno strumento molto importante da utilizzare con una certa cautela”.
Debito pubblico, Franco: “E’ una risorsa che consente di finanziare spese straordinarie, e di stabilizzare l’economia”
Ospite della ‘Lezione Onorato Castellino 2022 – La politica di bilancio in tempi di emergenza’, Franco ha infatti tenuto a rimarcare che sì, è vero: ‘‘In generale si parla sempre male del debito pubblico, per mille motivi. Però è un importante strumento di politica economica che consente di fare cose che altrimenti non si potrebbero fare. Si tratta di una risorsa che ‘consente di finanziare spese straordinarie, catastrofi, investimenti, e di stabilizzare l’economia per evitare le recessioni”.
Debito pubblico, Franco: “Dopo averlo utilizzato se non si ricostruiscono i margini di bilancio, alla crisi dopo, non si può più fare niente”
Tuttavia, ha poi chiarito l’esperto, ‘‘sappiamo anche che alti livelli di debito portano a dovere gestire gli interessi’, perché un alto livello di debito tende a ‘tassi d’interesse più elevati e maggiori vincoli di politica economica”. Senza contare poi che, ha aggiunto il ministro, ”dopo averlo utilizzato devi, in qualche modo, ricostruire i margini di bilanci’, perché altrimenti arriverà un punto in cui, alla prossima situazione di crisi, non potrò più fare niente”.
Debito pubblico, Franco: “Un Paese più indebitato è un paese che ha minori margini di flessibilità e di autonomia”
Dunque, ha tenuto a sottolineare Franco, ”il momento per l’austerità sono i tempi buoni, in cui l’economia cresce’. ‘Dico una cosa ovvia ma, in pratica, non sempre accade. I margini vanno ricostruiti quando tempi sono buoni‘. Un Paese più indebitato è un paese che ha minori margini di flessibilità e di autonomia. Lo sappiamo bene. Per questo il debito è uno strumento molto importante da utilizzare con una certa a cautela. E’ un principio che vale per le famiglie, per le imprese, e vale per gli Stati”.
Debito pubblico, Franco: “Nel momento in cui la pandemia finisce e il prezzo dell’energia torna normale, non sappiamo cosa accadrà”
Ora, osserva ancora il responsabile dell’Economia, “Nel momento in cui la pandemia finisce e il prezzo dell’energia torna normale, non sappiamo cosa accadrà, ma, ove accadesse, il deficit deve tornare a scendere, deve tornare a livelli regolari. Una risposta efficace alle emergenze richiede risorse adeguate, richiede margini di bilancio, deficit e debito capaci di agire“. Di qui, aggiunge, “l’importanza di consolidare i conti nei tempi buoni. Quindi, serve un’azione di prevenzione, bisogna pensare al futuro, prepararsi e prevenire, e questo si può fare se si dà molta importanza al futuro. Dobbiamo essere consapevoli che il futuro è importante ma la decisione è in larga parte culturale e politica”.
Franco sul Pnrr: “Una ridiscussione integrale del piano avrebbe l’inconvenienza di bloccare tutti i lavori, e discussione con l’Ue”
Quanto poi al discorso Pnrr, in queste ultime settimane ripetutamente ‘personalizzato’ dai vari leader nel corso di questa ‘caotica’ campagna elettorale, il ministro tiene a ribadire che “non può essere cambiato unilateralmente, ma cambiamenti mirati sono possibili e auspicabili ove vi sono problemi. Una ridiscussione integrale del piano avrebbe l’inconvenienza di bloccare tutti i lavori e, in secondo luogo, darebbe luogo ad una discussione molto lunga con la Commissione Ue“.
Franco sul Pnrr: “L’inflazione ci ostacola, e le opere preventivate costano di più, ma il piano deve andare avanti”
Del resto, spiega, “Il piano è stato pensato in tempi brevi e quindi ci possono essere delle revisioni strada facendo, nel dialogo con la Commissione europea“. Ad ogni modo, continua il ministro, “sta procedendo, e nel nostro caso abbiamo finora realizzato tutti gli obiettivi concordati con l’Ue per primo semestre e ora stiamo cercando di portarci avanti per il secondo semestre. Certo, ci sono ostacoli, uno di questi è l’inflazione, per la quale le opere preventivate costano di più, ma per questo abbiamo stanziato delle risorse. Il piano deve andare avanti a prescindere di quanto accade. Dobbiamo assolutamente fare sì che i benefici strutturali della realizzazione del piano vengano colti comunque, questo è quello che abbiamo fatto finora e quello che farà qualunque governo che verrà dopo“.
Franco sul clima: “Nel fronteggiare il problema alcuni settori potrebbero essere ‘spiazzati’. Avremo bisogno di enormi investimenti”
Altro tema ‘caldo’, il cambiamento climatico che, illustra il ministro, “richiederà ‘un sforzo, in termini di risorse, ingente perché dovremo modificare il modo in cui ci spostiamo, consumiamo, ci scaldiamo e richiede enormi investimenti. Nel fronteggiare il problema alcuni settori potrebbero essere ‘spiazzati’. Avremo bisogno di enormi investimenti, è una sfida. Bisogna poi domandarsi se è il debito il modo in cui affrontarla”.
Insomma, rimarca ancora una volta il ministro, così come già accaduto per la pandemia, ”serve una risposta globale, il clima è un bene pubblico globale”.
Max