“Non mi è nemmeno passato per la mente, non so dove hanno preso che stavo per presentare le mie dimissioni!” così, non nascondendo evidente stupore, Papa Francesco rispondendo all’inviato della ‘Cope’, circa voci che lo davano prossimo alle dimissioni.
Archiviata la questione con una risata, dopo aver rivelato di voler essere ricordato “Come un peccatore che prova a fare il bene”, il Pontefice ha abbozzato quella che è la sua posizione rispetto alla vicenda Afghanistan dove, lasciare dopo 20 anni il popolo in balia di se stesso, dice, è “come dimettersi, come negoziare una via d’uscita”.
Ed ancora, rilasciando un’affermazione che, se letta fra le righe, ‘ha un certo peso’, il Santo Padre ha aggiunto che “Da quanto si vede, qui non sono state prese in considerazione tutte le eventualità – a quanto pare, non voglio giudicare. Non so se ci sarà o meno una revisione, ma sicuramente c’è stato molto inganno da parte forse delle nuove autorità. Dico inganno o tanta ingenuità, non capisco. Ma qui vedrei la strada”.
E’ evidentemente abbastanza preoccupato per i tempi e, soprattutto, le modalità, in cui si è materializzata questa ‘fulminea’ evacuazione. Quello che sembra abbastanza chiaro che la Santa Sede si sta già muovendo a livello diplomatico sul territorio afgano. Tanto è che Francesco tiene a rimarcare, elogiandolo, lo sforzo diplomatico che la Segreteria di Stato vaticana (‘capitanata’ dal Card, Pietro Parolin), sta portando avanti in queste ultime settimane: “Il cardinale Parolin è davvero il miglior diplomatico che abbia mai incontrato“.
Dunque Bergoglio chiude la questione afgana non prima però di averne rimarcato il grado di difficoltà in cui versa e per la cui desiderata soluzione, si affida ad una forma ‘particolare’ di preghiera: “Cercherò di invocare ciò che la Chiesa chiede sempre nei momenti di maggior difficoltà e crisi: preghiera, penitenza e digiuno che è ciò che si richiede in tempi di crisi”.
Max