FRA I PAESI CON ELEVATI RISCHI DI SOSTENIBILITÀ, IL BOLLETTINO MENSILE DELLA BCE SOTTOLINEA L’ENTITÀ DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO, GIUDICATO ‘A LIVELLO ALTO’

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    Puntuale, come si evince dalle tabelle del suo Bollettino mensile, sulla base dei dati della Commissione Ue, la Bce torna a ‘misurare’ l’entità del debito pubblico che (esclusa la Grecia, interessata dal piano salvataggio) nel nostro caso, rispetto valore di riferimento del Patto Ue del 60% in rapporto al pil, segna una distanza di 73,3, definita ‘il top della zona euro’. Un dato che, se rapportato ai rischi identificati dalla Commissione europea nell’analisi della sostenibilità del debito ’’a medio termine”, viene indicato tra quelli a livelli “alti”. E nello specifico l’Eurotower, tiene a sottolineare come solitamente i Paesi con rischi crescenti o alti per la sostenibilità del debito, sono poi  anche quelli che superano maggiormente il valore di riferimento del 60% per il rapporto debito/pil, la cui posizione strutturale di bilancio risulta essere più lontana dagli obiettivi di medio termine. Dunque, il Consiglio direttivo della Bce “ha confermato la necessità di preservare il grado molto elevato di accomodamento monetario per assicurare un ritorno durevole dell’inflazione verso livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento senza indebito ritardo”. Come ricorda ancora il Bollettino della Bce, il Consiglio ha lasciato invariati i tassi di interesse e “continua ad attendersi che rimangano su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo, ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività”. C’è comunque da sottolineare che nel frattempo la ripresa economica dell’area dell’euro va a consolidarsi in modo continuo. In termini reali dell’area, nel quarto trimestre del 2016 il Pil è salito dello 0,4 per cento rispetto al periodo precedente, seguendo un ritmo analogo a quello del terzo trimestre. I recenti dati relativi alle indagini congiunturali, hanno poi accresciuto la fiducia del Consiglio direttivo nel fatto che”l’espansione economica in atto continuerà a consolidarsi e ad ampliarsi”. Tuttavia si avverte anche che “la crescita economica dell’area dell’euro sarebbe frenata dalla lenta attuazione delle riforme strutturali e dalle necessità di aggiustamento dei bilanci che persistono in alcuni settori”. Le proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate a marzo dagli esperti della Bce indicano inoltreun incremento annuo del pilin termini reali dell’1,8 per cento nel 2017, dell’1,7 per cento nel 2018 e dell’1,6 per cento nel 2019. Per ciò che riguarda invece “le prospettive per l’espansione del Pil in termini reali, queste “sono state riviste leggermente al rialzo per il 2017 e il 2018. I rischi per le prospettive di crescita dell’area sono divenuti meno pronunciati, ma restano orientati verso il basso e sono connessi principalmente a fattori globali”. Motivi per i quali il Consiglio direttivo della Bce “ha confermato la necessità di preservare il grado molto elevato di accomodamento monetario per assicurare un ritorno durevole dell’inflazione verso livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento senza indebito ritardo”. Si ricorda che il Consiglioha infine lasciato invariati i tassi di interessee “continua ad attendersi che rimangano su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo, ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività”.