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“Fra due settimane fino a 340 decessi al giorno: velocizziamo i vaccini”, l’appello del matematico del Cnr

La speranza di tutti è che grazie alle misure, al buonsenso di tutti noi e, alla vaccinazione, nei prossimi giorni la situazione vada migliorando. Anche perché, ha avvertito oggi Giovanni Sebastiani, matematico dell’istituto applicazioni calcolo del Centro nazionale delle ricerche (Cnr), se qualcosa non cambia, massimo un paio di settimane il numero dei decessi giornalieri rischia di salire drasticamente fino a 340.

Sebastiani (Cnr): “La curva dei decessi è la cosa più facile da prevedere”

L’esperto ha spiegato questa sua previsione “in base ai calcoli effettuati sulle curve delle terapie intensive e dell’incidenza dei decessi, sempre che le condizioni epidemiologiche non cambino: fra 10-14 giorni, avremo un’incidenza media della mortalità uguale a circa 340 decessi al giorno a fronte dei 280 decessi in media calcolati ieri”. Purtroppo, aggiunge, “La curva dei decessi è la cosa più facile da prevedere, perché in qualche modo i numeri sono già ‘scritti’, essendo eventi finali di fatti che sono già accaduti; dalla mia analisi si può prevedere con un grado di affidabilità piuttosto alto che in questi giorni la curva media dei decessi a livello nazionale tornerà a salire, perché è quello che sta facendo ora la curva delle terapie intensive. Ovviamente, la curva risalirà nella sua fase iniziale al minimo, in modo estremamente lento ma inesorabile“.

Sebastiani (Cnr): “Da che era piatta, la curva dell’incidenza media dei decessi tornerà a salire”

Come spiega ancora il matematico del Cnr, “adesso siamo a un livello di poco inferiore ai trecento morti al giorno che, non dimentichiamolo, corrispondono alle vittime del terremoto dell’Aquila, ogni santo giorno… Siamo indubbiamente scesi, visto che attorno a Natale eravamo sui 500 morti al giorno; poi però c’è stata una frenata della discesa e siamo quasi piatti, per cui la curva dell’incidenza media dei decessi nazionali, ossia depurata dalle fluttuazioni giornaliere, tornerà a salire”.

Sebastiani (Cnr): “La differenza la potranno fare i ritmi della vaccinazione”

Dunque, specifica Sebastiani, “c’è un modello matematico che lega la curva delle terapie intensive a quella dell’incidenza dei decessi: c’è una relazione matematica che in prima approssimazione si può schematizzare come lineare, una retta con un ‘ritardo’, compreso in genere fra una e due settimane. La differenza la potranno fare i ritmi della vaccinazione: a ‘effetto zero’, si possono prevedere i decessi in base alle terapie intensive. Anche le varianti del virus e la loro diffusione possono far variare le previsioni sul rapporto fra contagi, terapie intensive e decessi“.

Sebastiani (Cnr): “Se non avessimo aperto le scuole e messo in atto le misure prese nelle feste…”

Inoltre, seguendo l’andamento grafico dell’epidemia, “si vede che attorno al 10 febbraio eravamo ritornati allo stesso punto in cui ci trovavamo attorno al 20 ottobre: siamo stati miopi perché, se non avessimo aperto le scuole e avessimo messo in atto le stesse misure prese tra il Natale e l’Epifania, adesso ci troveremmo al 3% di positivi sui tamponi molecolari e avremmo ripreso il controllo dei tracciamenti, consentendoci di stare per un lungo periodo con misure restrittive meno rigide. Abbiamo deciso troppo tardi e le simulazioni lo dimostrano: il punto è convincere l’opinione pubblica del beneficio delle misure restrittive messe in atto tempestivamente“.

Sebastiani (Cnr): “Chiudere tutte le scuole, anche le elementari, nonché le università”

Riguardo alle misure adottate dal governo, osserva l’esperto, ”Agire selettivamente è giusto, ma bisognerebbe abolire la zona gialla, non è efficace: le regioni che se la sono vista assegnata a novembre, poi hanno avuto le terapie intensive in crescita o al massimo stabili a gennaio; il che è accaduto assai meno per le altre regioni assegnate alla zona arancione oppure rossa. E ancora: chiudere tutte le scuole, anche le elementari, nonché le università”.

Sebastiani (Cnr): “Ne usciremo solo quando saranno vaccinati tre italiani su quattro”

Se dovessimo fissare un numero preciso per stabilire il momento in cui potremo considerarci in uscita dalla pandemia, Sebastiani non ha dubbi: “Potremmo dire 70, come minimo: quando oltre il 70% degli italiani, diciamo tre su quattro, saranno stati vaccinati, è presumibile che si avrà un buon controllo sulla pandemia. Ma restano le incognite, legate soprattutto alla durata dell’immunità ancora ignota dei vaccini, alla loro efficacia rispetto alle varianti presenti o future e alla loro diffusività“.

Max

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Max Tamanti