“Nel Giorno del Ricordo, che la Repubblica ha voluto istituire, desidero anzitutto rinnovare ai familiari delle vittime, ai sopravvissuti, agli esuli e ai loro discendenti il senso forte della solidarietà e della fraternità di tutti gli italiani”.
Così il Presidente della Repubblica, nel ‘Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle Foibe’. Le drammatiche vicende vissute da migliaia di italiani, molti dei quali trucidati dalle milizie comuniste jugoslave, ed altri ancora ‘disseminati’ in ogni direzione, a seguito dell’esodo e delle feroci persecuzioni, alle quali furono sottoposti i ‘nostri fratelli e sorelle’ dell’Istria, della Dalmazia, e del Venezia Giulia.
“Un’orrore che colpisce le nostre coscienze“, come ha sottolineato il Capo della Stato, leggendo il messaggio attraverso il quale ha ricordato “le sofferenze, i lutti, lo sradicamento, l’esodo a cui furono costrette decine di migliaia di famiglie nelle aree del confine orientale, dell’Istria, di Fiume, delle coste dalmate sono iscritti con segno indelebile nella storia della tragedia della Seconda Guerra Mondiale e delle sue conseguenze”.
Come ha poi aggiunto Mattarella, ”I crimini contro l’umanità scatenati in quel conflitto, non si esaurirono con la liberazione dal nazifascismo, ma proseguirono nella persecuzione e nelle violenze, perpetrate da un altro regime autoritario, quello comunista. Tanto sangue innocente bagnò quelle terre“. Dunque, ”L’orrore delle foibe colpisce le nostre coscienze. Il dolore, che provocò e accompagnò l’esodo delle comunità italiane giuliano-dalmate e istriane, tardò ad essere fatto proprio dalla coscienza della Repubblica. Prezioso è stato il contributo delle associazioni degli esuli per riportare alla luce vicende storiche oscurate o dimenticate, e contribuire così a quella ricostruzione della memoria che resta condizione per affermare pienamente i valori di libertà, democrazia, pace”.
Anche la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, presidente alla Camera per le celebrazioni della ricorrenza, ha parlato della giornata del Ricordo, sperando che rappresenta “un’opportunità per riflettere insieme su alcune delle pagine più dolorose della nostra storia. Pagine che ci raccontano una verità terribile, eppure per troppo tempo nascosta, taciuta, colpevolmente ignorata. Una verità che un inaccettabile negazionismo, figlio del pregiudizio, aveva relegato all’oblio”.
“Ma la tragedia che si è consumata sulle terre del confine orientale a cavallo tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e i primi anni dell’Italia repubblicana – ha proseguito la Casellati – non si può cancellare. Non può essere fatta passare attraverso i filtri e le censure delle ideologie. La storia non è un racconto di parte: è testimonianza di ciò che è stato. E come tale va ricostruita, documentata, studiata e tramandata: specie quando ci riguarda direttamente come italiani. Perché italiani erano i giuliani, gli istriani e i dalmati fatti cadere –uno ad uno, legati insieme con il fil di ferro– e lasciati morire nelle gole del Carso“.
Quindi, ha ricordato ancora la presidente del Senato, “Sono migliaia gli italiani sepolti nelle foibe; centinaia di migliaia i profughi istriani, fiumani e dalmati sparsi in giro per il mondo per sfuggire ad una inaccettabile ed inumana pulizia etnica. Un popolo sradicato dalla sua terra, abbandonato dalle diplomazie e dalle istituzioni, emarginato persino in Italia, dove gli esuli che non riuscirono ad integrarsi o a trovare ospitalità da qualche parente, vennero confinati in 109 campi di raccolta, allestiti fuori dalle città, spesso in condizioni di assoluta precarietà. Da quella terribile stagione sono trascorse generazioni. Sono mutati gli assetti e gli equilibri internazionali. Si sono dissolte le grandi contrapposizioni ideologiche e sono caduti molti pregiudizi culturali. Tutto questo, insieme all’opera instancabile dei superstiti, delle loro associazioni ed al lavoro paziente dei ricercatori e degli storici – ha quindi aggiunto la Casellati – ha consentito di fare luce sulla tragedia delle foibe; di comprendere il dramma dell’esodo istriano, fiumano e dalmata; di dare una dimensione pubblica, ufficiale e condivisa a una storia che oggi è parte del nostro patrimonio culturale, per quanto dolorosa. Ed è sulla base di questa consapevolezza che, con la legge 92 del 2004 è stata istituita questa giornata, per conservare e rinnovare la memoria di ciò che non deve più accadere. La memoria è una ricchezza preziosa. Perché è solo su di una memoria piena, condivisa, libera da censure e pregiudizi – ha aggiunto, terminando i suo intervento – che può consolidarsi quel percorso di riconciliazione storica e culturale che ha consentito di saldare tante fratture e che ha reso l’Italia una Nazione sempre più moderna, democratica e dialogante“.
Dal canto suo, il presidente della Camera, Roberto Fico, ha affermato “Per troppo tempo le ferite lasciate da quei terribili eventi sono state confinate nella memoria degli esuli e dei loro discendenti, le cui sofferenze sono state acuite dall’indifferenza o addirittura dall’ostilità di ampie parti del nostro Paese“, ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico, in un passaggio del suo discorso. Fico ha sottolineato che su queste pagine di storia “per troppo tempo sono prevalse narrazioni di parte, fortemente distorte da pregiudiziali di natura ideologica e nazionalista, che hanno ostacolato – ed in parte continuano ad ostacolare – una ricostruzione accurata ed oggettiva di quanto realmente avvenuto al confine orientale”. Oggi, ha aggiunto ancora il presidente della Camera, “abbiamo tutti gli elementi per respingere senza esitazioni le tesi negazioniste o giustificatorie di quella persecuzione, purtroppo ancora presenti. Ciò non significa certo ignorare o sminuire le aberrazioni della politica di italianizzazione forzata delle popolazioni slave, condotta dal fascismo, e la ferocia criminale che ispirò la condotta delle forze nazifasciste in Jugoslavia. Verso di esse dobbiamo ribadire la più ferma condanna, in coerenza con la Costituzione che nasce sulla Resistenza e si fonda sui valori antifascisti”.
Questa giornata, ha quindi concluso il presidente della Camera, “deve ricordarci che la pace, la convivenza tra i popoli, il rispetto dei diritti umani non sono acquisiti per sempre. Ma richiedono un impegno quotidiano affinché i conflitti, gli estremismi ideologici e nazionalistici, i totalitarismi, l’odio etnico e di classe non portino nuovamente ad atrocità, persecuzioni e crimini contro l’umanità.
Sono convinto che questo impegno debba tradursi – nel nostro continente – nella costruzione di una memoria comune europea sulle tragiche pagine della nostra storia passata. Essa – ha quindi terminato Fico – deve essere parte essenziale del processo di integrazione europea, del suo nucleo di valori e principi comuni, incentrati sul rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto, sulla protezione delle minoranze, sulla pace, sulla solidarietà”.
Max