Fmi taglia le stime del pil italiano

Calano nubi fosche e aspettative di crescita intorno al movimento economico italiano La ‘scure’ del Fondo monetario internazionale sulle stime di crescita dell’Italia si fanno sentire in particolare con un chiaro e palese monito per il governo di Roma in relazione al rischio di parcheggiare i promessi movimenti di riforma –ad esempio su pensioni e lavoro – o di andare oltre quelle che sono le ferree delle regole europee pur di evitare di farlo. Questo, secondo gli analisti, produrrebbe non solo effetti a catena nel tempo, ma in primo luogo la perdita di consensi e di fidelizzazione sul mercato. Un quadro, questo, che in effetti non è certamente appartenente alla sfera delle ipotesi, dal momento che si è già visto come le transazioni di queste giornate finanziarie relative ai Btp e a Piazza Affari abbiano fatto salire lo spread e perdere miliardi di capitalizzazione alle aziende quotate in Borsa.
Secondo quanto sostiene l’istituto, il pil italiano crescerà dell’1,2% nel 2018 e dell’1,0% nel 2019 dopo il +1,5% del 2017. Il Fondo monetario internazionale non prevede però variazioni di sorte per quanto concerne invece le stime di crescita in relazione a quanto indicato dagli aggiornamenti del World Economic Outlook.
Al contrario, connesse alle valutazioni di Aprile 2018, le previsioni sono indicare al ribasso di 0,3 punti percentuali per quest’anno e di 0,1 punti per il prossimo. Questo a causa del “deterioramento della domanda esterna e interna e all’incertezza sull’agenda del nuovo governo”.

Il Fmi rivede al ribasso le stime di crescita però anche per tutta l’area euro e degli Stati Uniti. Per l’Europa il Fondo indica un pil in aumento del 2,0%, ovvero 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle stime di luglio (-0,4 punti su aprile). Per gli Usa la crescita è stimata al 2,9% nel 2018, invariata rispetto a luglio e aprile. Per il 2019 il pil è atteso al +2,5%, -0,2 punti percentuali su luglio e aprile.
Il Fmi ritiene che “le recenti difficoltà nel formare un governo in Italia e la possibilità di un rovesciamento delle riforme o l’attuazione di politiche che potrebbero danneggiare la sostenibilità del debito hanno innescato un aumento dello spread”, sottolineando che la attuale situazione politica “potrebbe scoraggiare gli investimenti privati e indebolire l’attività economica in diversi paesi, aumentando la possibilità di riforme più lente o significativi cambi negli obiettivi”.

Occhio anche al tema delle pensioni. Il Fmi suggerisce all’Italia di continuare con la riforma Fornero: “In Italia le passate riforme pensionistiche e del mercato del lavoro dovrebbero essere preservate e ulteriori misure andrebbero perseguite, quali una decentralizzazione della contrattazione salariale per allineare i salari con la produttività del lavoro a livello aziendale”. Il capo economista dell’Fmi, Maurice Obstfeld, stuzziacato è lapidario: “È imperativo che sia mantenuta la fiducia dei mercati nella politica fiscale”. E ancora: “E’ importante che si agisca nel contesto delle regole europee”.

Più in generale, il Fmi suggerisce, all’Italia e non solo, una strada maestra: “Nell’area euro paesi con limitato spazio di bilancio (per esempio Francia, Italia e Spagna) dovrebbero usare questo periodo di crescita sopra il potenziale e di politica monetaria accomodante per ricostruire cuscinetti di bilancio, che potrebbero alleviare le tensioni”.