Davanti ai tempi ‘dilatati’ con i quali l’Europa sta ‘decidendo’ sul come e quando intervenire con ‘sostanza’ a sostegno, a leggere le stime che stamane riporta il World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale, c’è da impallidire.
Intanto, è sempre bene ricordarlo, non solo la scellerata politica interna degli ultimi decenni, ma anche il ‘colpo di grazia’ del coronavirus, fatto è che il ‘botto’ più rumoroso rispetto ai crolli subiti dalle principali economie planetarie è stato indubbiamente il nostro. E pensare che già la ‘vedevamo nera’ lo scorso anno a fronte del ‘debole’ +0,3% del Pil, dunque che dire ora che, citando appunto quanto pubblicato stamane dal World Economic Outlook, per il 2020 è stimato un calo del 12,8%? Una discesa nel baratro pari a quella della Spagna, e seguita dai francesi, al -12,5%.
Pil, incredibilmente la Cina segnerà un +8,2% nel 2021
Tanto per dare idea di cosa stiamo parlando, basti pensare che, per quel che riguarda gli altri paesi europei, i cali previsti sono molto più contenuti: Germania (-7,8%), e Paesi Bassi (-7,7%). Se il Regno Unito dovrebbe perdere il -10,2% del Pil, per gli Stati Uniti sarà l’8% di Pil mentre, per il Giappone (-5,8).
Eppure, incredibile a dirsi, c’è anche chi, in tutto questo, potrà vantare un bel ‘+’, è il caso della Cina le cui stime danno per il 2020 il Pil a +1,0% e, addirittura, a +8,2% nel 2021.
L’Italia ‘vittima’ del deficit dei propri conti pubblici
Ma perché si domanderanno in tanti, l’Italia è ‘inseguita’ da stime così impietose? Beh, al di là del prevedibile ‘fermo’ totale dell’economia – dettato dal lockdown – c’è purtroppo da considerare il deficit dei nostri conti pubblici che, dal 134,8% del 2019, strano protagonisti di un’impennata che li porterà al 166,1% del Pil. Poco meglio nel 2021 quando scenderanno lievemente, attestandosi al 161,9%.
Fmi: vanificherà la lotta alla povertà degli anni ‘90
Ad ogni modo, recita il bollettino Fmi, ci troviamo davanti ad “una crisi come mai nessun altra”nella storia recente” che però, si prevede, verrà seguita da una “ripresa incerta”. Ma il World Economic Outlook tende comunque a tagliare su scala mondiale l’andamento del Pil, considerando 1,9 punto in meno rispetto a quanto affermato due mesi fa, dunque intorno a un -4,9% per l’anno corrente. Ma si tratta di previsioni difficili, spesso poco precise, proprio in virtù di “un livello di incertezza maggiore del solito”. Del resto, avverte ancora il Fondo l’attuale crisi “avrà un impatto particolarmente forte sulle famiglie a basso reddito mettendo a rischio i notevoli progressi fatti dagli anni Novanta nella lotta per ridurre la povertà estrema”.
Fmi: crisi pari alla grande depressione degli anni ‘30
Dunque sì, è vero, per ‘noi’ non sarà certo facile ma, rilegge nel Bollettino, “Il Grande Lockdown ha scatenato la peggiore recessione dalla Grande Depressione degli anni Trenta, spingendo così il Fmi a dover rivedere per il l’anno in corso le stime per l’economia mondiale che, dal previsto +3,3% è pi scivolato all’attuale -4,9%, tagliando di fatto ogni stima rispetto al cosiddetto ‘rimbalzo’, invece atteso il prossimo anno.
Fmi: una crisi che costerà al mondo oltre 12mila mld
Come spiega il consigliere economico dell’Fmi, Gita Gopinath, parliamo di stime “che portano nel biennio la perdita complessiva per l’economia globale legata a questa crisi a oltre 12mila miliardi di dollari“.
Fmi: il debito pubblico supererà il 120% del Pil
Altro non sta che mettersi l’anima in pace e di ‘pedalare’ il più veloce possibile, rispetto a un debito pubblico capace di riportarci 70 anni indietro, al termine della seconda guerra mondiale. Di fatto, nell’ambito delle economie avanzate supererà il 120% del Pil mentre, in quelle appena emerse’, sfiorerà il 60%.
Quindi non solo a causa dell’emergenza dettata dal ‘post-Covid-19 ma, il debito pubblico, “genererà anche sfide a medio termine: si prevede che il debito pubblico raggiungerà quest’anno il livello più alto in rapporto al Pil mai registrato nella storia”, e questo, si legge infine nel Bollettino, “imporrà ai Paesi solidi cornici fiscali di consolidamento a medio termine, attraverso la riduzione della spesa, l’ampliamento della base imponibile, la riduzione al minimo dell’elusione fiscale e una maggiore progressività fiscale in alcuni Paesi”.
Max