Anche il Fmi boccia l’Italia. Che, insieme alla Germania pare stia davvero frenando la crescita globale: lo dice il Fmi che conferma le stime di stagnazione di Bankitalia. Il Fmi conferma di fatto quanto Bankitalia aveva detto sulla mancata crescita dell’Italia, e non è affatto una buona notizia.
Anche il Fondo Monetario Internazionale si espone pubblicamente circa la situazione economica italiana. Nel corso del grande appuntamento di Davos emerge una realtà poco piacevole. L’aggiornamento del World Economic Outlook, appena diffuso a Davos, infatti ha stima per il Paese un Pil in crescita dello 0,6%, con un taglio di 0,4 punti rispetto a quanto emergeva nello scorso ottobre.
Dunque il FMI corregge al ribasso le stime sulla crescita dell’Italia nel 2019 proprio in scia delle valutazioni appena arrivate dalla Banca d’Italia: che stimava appunto in non oltre lo 0,6% la crescita del Pil Italiano.
Una stima che del resto poi potrebbe abbassarsi ulteriorimente qualora lo spread dovesse salire ancora. E’ peraltro emerso che l’Italia, d’altra parte, starebbe in buona compagnia. Infatti sempre secondo l’Fmi l’Italia ha fatto registrare un rallentamento che si aggrega a quello della crescita della Germania che è prevista al di sotto del 2%: il che significa che l’Italia, e dunque anche la Germania, sono un freno al mondo, alla crescita globale. Insomma, l’Italia sarebbe una sorta di peso per tutta l’Europa. E, considerata la recidività, la posizione è aggravata: anche perchè un rallentamento italiano produce di fatto anche delle negative conseguenze a catena per tutta la crescita economica globale.
C’è però un ’però’. L’Italia non è sola, si è visto, ma neppure l’unico pericolo di crescite economica internazionale.
In effetti va anche detto che il Fmi prevede anche diversi altri rischi per la crescita globale che nulla hanno a che vedere con l’Italia: ad esempio la possibilità di una Brexit più articolata e complessa e controversa rispetto a quelle che erano state le iniziali ipotesi e previsioni induce gli analisti a pensare che si è indirizzati verso un possibile crollo della crescita del Pil in Gran Bretagna che non può non coinvolgere tutta la sfera Euro. E poi, c’è l’aspetto legato alla tematica di un supposto e per alcuni ormai probabile rallentamento dell’economia cinese, ormai la più grande piazza economica al mondo. Tutte possibilità realistiche che, se si concretizzassero, potrebbero far in modo che la crescita del Pil sia dei singoli Paesi che dell’intero pianeta nel 2019 subisca ancora altri pesanti spallate in negativo.