(Adnkronos) –
La legge delega al Governo per la riforma fiscale 2023 all’articolo 9 bandisce le società proprietarie di unità navali da diporto che senza pagare l’Iva esercitano, in modo illegittimo, un’attività di mero godimento (personale/familiare) e non un’effettiva attività d’impresa. Un’azione di contrasto questa alla evasione fiscale di tanti diportisti italiani che potrebbe innescare un processo di soluzione del fenomeno ed anche sviluppo della nautica da diporto se fossero tenuti anche in conto “gli istituti della divisione in 24 carati della proprietà navale e dell’usufrutto (multi usufrutto – ndr), attraverso cui indirizzare un intervento di incentivo creativo alle società senza impresa, che già possiedono o che intendono acquistare una unità da diporto pagando l’Iva”. A sollecitare la riflessione e lanciare la proposta sarà questo pomeriggio il marittimista Giuseppe Loffreda, durante il convegno a Civitavecchia ‘La Riforma Fiscale, una prima analisi delle novità in arrivo’.
Secondo l’esperto in diritto della Navigazione e dei Trasporti, ex partner di Gianni & Origoni, fondatore dello studio legale Legal4Transport, “ipotizzando, ad esempio, la divisione in 4 quote dei 24 carati in cui si divide per legge la proprietà navale (quindi 4 quote da 6 carati ciascuna), si incrementerebbe anche del 75% il giro d’affari di tutta l’industria legata al diporto nautico e al contempo ogni usufruttuario risparmierebbe il 75% di costi che avrebbe altrimenti a suo carico se tenesse per se la barca tutto l’anno”. Benefici questi di cui godrebbe anche lo Stato sul fronte fiscale in quanto “le entrate aumenterebbero del 75%, sempre assumendo che tutti gli usufruttuari concedano la barca in noleggio occasionale nel loro periodo di usufrutto”. Vantaggi tali da spronare il richiamo delle Istituzioni: “Lo Stato dovrebbe incentivare l’impiego per le imbarcazioni del multi usufrutto di carati per sostenere ed incentivare lo sviluppo del mercato della nautica da diporto nel nostro Paese”, commenta Loffreda all’Adnkronos.
Lunga la catena dei + di cui beneficerebbe il comparto, elencati nel dettagliato studio del giurista: “+ noleggi occasionali della medesima unità, oltre il limite dei 42 giorni complessivi in un anno; + cantieristica (che potrebbe offrire in costruzione/vendita unità da diporto nuove o ritirate in permuta, mantenendone la proprietà e offrendo in godimento quote di carati in usufrutto); + forniture navali per manutenzione ordinaria e godimento; + leasing nautico per il possibile reimpiego di unità usate e ritirare che si trovano in flotta; + occupazione di posti barca nei porti turistici di tutta Italia (ogni usufruttuario potrebbe decidere di tenere la barca nel porto turistico di propria scelta nei mesi di godimento dell’unità che gli spettano); + lavoro marittimo (un comandante / equipaggio per ogni usufruttuario); + entrate per l’indotto; + entrante per lo Stato: + Iva e + imposta sostitutiva del 20 per cento sui proventi derivanti dalla attività di noleggio ulteriore rispetto al limite dei 42 giorni in cui l’unità potrebbe essere impiegata se fosse goduta da una singola società senza impresa o da un singolo armatore privato”.