(Adnkronos) –
Stop allo stato d’emergenza in Italia il 31 marzo 2022. Ma quando anche il nostro Paese potrà vivere il suo ‘Freedom Day’, data della liberazione da tutte le restrizioni anti-Covid? “Il ‘quando’ verrà questo giorno è meno importante del ‘cosa’ lo farà scattare”, avverte Guido Rasi, consulente del commissario all’emergenza coronavirus, generale Francesco Paolo Figliuolo, che invita a monitorare “parametri precisi”. Sostanzialmente due: “La circolazione del virus, perché non dimentichiamo che Omicron ha fatto 7 milioni e mezzo di infetti e può darsi ne faccia ancora – spiega l’esperto all’Adnkronos Salute – e l’occupazione dei posti letto negli ospedali. Perché non è tollerabile averne neanche uno di più sottratto all’assistenza dei malati con altre patologie”.
Dopo che il premier Mario Draghi ha annunciato che il 31 marzo non verrà ulteriormente prorogato lo stato di emergenza, quello che succederà dal primo aprile “andrebbe deciso il 29 marzo innanzitutto in base a come si sono svuotati gli ospedali. Il nostro problema in questo momento è curare le persone che hanno altre malattie” diverse da Covid-19, sottolinea l’ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema. “Quindi, se gli ospedali sono ragionevolmente sgombri e possono finalmente dedicarsi al resto, si può pensare di allentare lo strumento del Green pass”. Bisogna “osservare l’evoluzione del parametro ospedali e della circolazione virale – ribadisce Rasi – e allargare prontamente le libertà appena si apre la possibilità di farlo”.
“Oggi – evidenzia il microbiologo – il Green pass ha principalmente lo scopo di incentivare al massimo la vaccinazione. E finché negli ospedali c’è un 70% dei posti letto occupato da persone che potevano evitare il ricovero, resta difficile accettare di togliere l’unico strumento di incentivazione a fare il vaccino”. Lo stesso ragionamento vale per l’eventuale mantenimento dell’obbligo di vaccino Covid-19 agli over 50 anche dopo il 15 giugno: “Anche qui, vediamo com’è l’andamento della pandemia, dei parametri oggettivi che abbiamo detto”, esorta Rasi.
E a chi guarda oltre confine, alle nazioni che il loro giorno della liberazione l’hanno già segnato sul calendario, il consulente di Figliuolo ricorda che “non tutti i Paesi hanno le stesse situazioni. Prendiamo la Danimarca, per esempio: in questo momento in proporzione ha più infetti di noi, però ha avuto 500 morti per milione di abitanti, mentre noi ne abbiamo 2.500 e continuiamo a essere tra i peggiori d’Europa” per numero di decessi. “Non paragoniamo pere con mele – ammonisce l’esperto – Fare paragoni è anche comprensibile, ma è molto difficile”.
“Poi – precisa – ci sono indubbiamente Paesi che stanno facendo scelte solo politiche, solo economiche, e hanno tutto il diritto di farle come anche noi abbiamo diritto di fare le nostre”. La parola d’ordine deve essere “osservare l’evoluzione del virus, della sua circolazione e dell’occupazione ospedaliera. E allentare su questa base appena possibile, perché indubbiamente – ammette Rasi – non ne possiamo più”.